domenica 5 luglio 2009

Naufragio sulla costa Gaucha

Ogni anno la costa Gaucha, reclama un sacrificio tra le barche da diporto che fuggono dal freddo del sud per raggiungere le calde acque del centro-Brasile.

L’anno passato fu la volta del veliero Ilikai, di bandiera Argentina, che partito da rio Grande do Sul con rotta a Florianopolis, 350miglia più a nord, subì gravi danni alla velatura per un forte colpo di vento da nord, a complicare le cose il comandante cadde in quadrato e si ruppe due costole lasciando solo il giovane ed inesperto compagno di viaggio, a fronteggiare una situazione superiore alle sue capacità. Impossibilitato a gestire gli eventi, il comandante lanciò un may-day, e furono salvati da un cargo di passaggio, che però lasciò il veliero alla deriva, e di esso non si ebbero più sue notizie.


In questa situazione, l’equipaggio, sebbene malconcio, fu salvato e portato incolume a terra.

Quest' anno, purtroppo, il prezzo richiesto dalla costa Gaucha, è stato ben più alto, ha voluto una vita umana.


Il 29 giugno, il veliero Maya, con a bordo solo il suo comandante, Alberto Canessa, è stato raggiunto dal ciclone extratropicale che aveva colpito, arrecandovi gravi danni, la costa Uruguayana.

Un cargo di battente bandiera Panamense, ha avvistato il Maya, circa 45 miglia a nord di Rio Grande, proprio nel momento in cui stava inabissandosi, e da bordo hanno visto il comandante lasciare l’imbarcazione a bordo della zattera di salvataggio. Le proibitive condizioni del mare, onde di sette metri e vento ad oltre 40 nodi, hanno reso impossibile il recupero dello sfortunato naufrago da parte del cargo. Sono quindi intervenute due unità navali della Marina Brasiliana appoggiate da un aereo, ma le ricerche del naufrago risultano fino ad ora infruttuose.

Alberto Canessa, era un marinaio esperto, che aveva percorso più volte la medesima difficile rotta, io lo incontrai a porto Madero, dove viveva a bordo della sua barca, ed a Colonia in Uruguay, dove in estate si recava spesso. Al sopraggiungere dei primi freddi, era solito, come un uccello migratore, salpare per il nord per “svernare” nelle calde acque della baia di Angra dos Rei (a sud di Rio de Janeiro).

Poco prima della sua ultima navigazione, ad un giornalista del quotidiano Boarnense “La Nation”, che gli chiedeva perché non preferisse abitare in uno dei lussuosi appartamenti che circondano Puerto Madero (Alberto ne avrebbe avuto i mezzi), preferisse vivere a bordo di un piccolo veliero di undici metri, Alberto rispose che in un appartamento gli sarebbe sembrato di vivere “chiuso in una catacomba”.

Non sappiamo come sia avvenuto l’incidente, non sappiamo se alla base vi sia stato un errore di valutazione delle condizioni meteorologiche, od un altro errore nella conduzione della navigazione, tutto è possibile, e quasi sempre alla radice di un incidente in mare, vi è un errore umano o una catena di cause sempre dipendenti da chi gestisce il mezzo e la navigazione, ma queste domane sono sterili , e credo che tutti noi dobbiamo rivolgere un pensiero a questo marinaio, che per il suo anelito di libertà, ha perso la vita in un’alba gelida e tempestosa.

Il naufragio è avvenuto il giorno seguente a quello in cui noi, salpati tre giorni prima proprio da Rio Grande, giungevamo felicemente alle tiepide acque della baia di Porto Belo in Brasile.


Buon vento Alberto, e ovunque ora ti trovi, che tu possa realizzare tutti i tuoi sogni.






Link correlati:

http://www.popa.com.br/_2008/noticias/index.htm

http://www.popa.com.br/_2008/cronicas/ilikai3.htm