sabato 10 ottobre 2009

La cambusa è fatta......

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La cambusa è fatta, i serbatoi d’acqua e del gasolio pieni, tutte le piccole manutenzioni e verifiche fatte, siamo pronti per partire, attendiamo solo il giusto giro di vento per salpare con destinazione Dégrade des Cannes, nella Guayana Francese.

Da Salvador de Bahia, sono circa 2000 miglia, siamo dunque solo a metà del nostro viaggio iniziato a Buenos Aires!

Però contiamo di metterci molto di meno, faremo una navigazione diretta riservandoci la possibilità di fare un breve scalo a Fernando de Noronha, che da qui dista 700 miglia.

A Salvador siamo in pratica entrati nella zona degli alisei, che in questa stagione spirano da Est-Nord Est, non dipenderemo più per risalire dai fronti freddi da Sud, che ci hanno fatto fare delle belle galoppate, ma abbiamo anche dovuto restare molto fermi quando ai venti da Sud si sostituivano altrettanto forti venti da nord.

Le prime 400 miglia saranno facilmente di bolina, ma da dopo Recife contiamo di avere venti da Est, e doppiato il capo Calcanhar, avremo svoltato l’angolo, dovrebbe essere un autostrada con corrente e vento sempre a favore!


Dal caldo tropicale della grande baia di Todos os Santos, il freddo del Rio della Plata, i mari burrascosi di Rio Grande do Sul sembrano lontani, come appartenenti ad un altro mondo, ma già abbiamo nostalgia di quelle regioni, più difficili dal punto di vista climatico ed ambientale, ma probabilmente più vicine al nostro spirito. Ma il mondo è grande, non ci si può fermare troppo in un unico luogo, parafrasando Moitissie, “non lasciare che la mano dell’amico si scaldi nella tua” e noi in Argentina, in Uruguay e nel Sud del Brasile, abbiamo lasciato troppo a lungo molte mani amichevoli scaldarsi nelle nostre!

giovedì 8 ottobre 2009

Manfred Marktel va alle Kerguelen!!!


Ho incontrato Manfred Marktel a Salvador de Bahia, è la seconda volta che ci troviamo in questo porto Brasiliano, la prima fu nel 2006 quando era di ritorno dalla sua audace crociera alla Georgia del Sud, da allora è nata una sincera amicizia e siamo sempre in contatto, ma anche se ci siamo incontrati altre volte durante i nostri brevi soggiorni in Italia, da molto tempo non ci vedevamo nel nostro ambiente naturale, ossia sulle nostre rispettive barche, il “Maus” per Manfred, ed il “Jonathan” per me.
Da qualche tempo mi aveva annunciato il suo desiderio di compiere un’altra navigazione fuori delle rotte comunemente battute, andare fino alle isole Kerguelen, situate a 42°. 24 Sud e 69°. 36 West, circa 2000 miglia a Sud-Est del Capo di Buona Speranza.
Manferd a 67 anni ha ancora la forza, il coraggio e l’entusiasmo di affrontare navigazioni d’impegno non comune in solitario, apparentemente sembrerebbe che vi sia una vena di follia in tutto questo, ma parlando con lui e costatando con quanta meticolosa precisione e saggezza programma le sue imprese, e conoscendo la sua particolare filosofia di vita e di navigazione, si ha invece la certezza, che siano imprese assolutamente razionali.
Non posso fare altro che auto-citarmi con un brano di quanto ho scritto nel mio libro.

Rotta a Zig Zag
Incontri con i naviganti degli oceani
Edizione Il Frangente:

- Manfred Marktel è uno dei naviganti più singolari ed eccezionali che abbia mai incontrato nel corso dei miei viaggi per mare, sono certo che lui se ne schernirebbe, ma io non esiterei a paragonarlo a grandi navigatori del passato come l’argentino Vito Dumas e il più noto Bernard Moitissier.
Con Manfed c'incontrammo a Salvador de Bahia, noi provenienti da una navigazione bagnata ma calda, lui, come abbiamo visto, da una ben più difficile e fredda. Alcune analogie tra le nostre vite, non ultima l'età simile, Manfred mi è maggiore di tre anni, e il fatto d’essere entrambi nati lo stesso giorno del medesimo mese, il tre di marzo nel segno dei Pesci, favorirono fin da subito il nascere di una forte corrente di simpatia.
Manfred, ingegnere meccanico, è d’origine austriaca, ma fin da giovane si trasferì in Italia, dove compì una brillante carriera di manager, che lo fece viaggiare in tutto il mondo. Ma, come molti altri appartenenti al segno dei Pesci, Manfred ha sempre avuto negli occhi e nel cuore il sogno dell'avventura e del mare - non dimentichiamo l'illustre predecessore Bernard Moitissier, pure lui nato sotto questo segno -. Giunto sulle soglie dell'età della pensione, Manfred, decise che era ormai arrivato il momento di dare una svolta alla sua vita e di realizzare i suoi sogni. In lui hanno sempre convissuto un lato sognatore, che lo spinge ad audaci voli, accanto a uno molto razionale e di buon senso, da buon ingegnere e manager quale è stato, che gli dà modo di realizzare le sue avventure con piedi di piombo, senza lasciare il vuoto dietro di sé, e poco concedendo all'imprevisto.
Manfred ha avuto anche la fortuna di avere una moglie che capì essere meglio lasciarlo correre libero, mentre lei restava a casa a “coltivare l'orto di famiglia”, certa che per le festività natalizie e per le vacanze estive sarebbe rientrato dalle sue avventurose scorribande sul mare, per stare un poco con lei, con la figlia, e ora anche con il nipotino.
La barca scelta da Manfred per le sue navigazione è emblematica della sua razionalità e anche della sua filosofia dell'andar per mare. “Maus” è una solida barca d’acciaio, a scafo tondo e chiglia lunga, progettata da un maestro per le barche da crociera, “Van de Stad”, e costruita in Olanda. Assomiglia un poco al “Rustica” di Brjon Larsson, sebbene quest’ ultima fosse più piccola e costruita in vetroresina. Non sono barche veloci, i lupi di mare di banchina dei nostri Marina storcerebbero il naso di fronte ad esse, ma permettono sia lunghe navigazioni in mari difficili, il mare del Nord per il “Rustica” e i “cinquanta urlanti” dell'oceano del Sud per il “Maus”, sia equipaggi ridotti, anzi, nel caso di Manfred, ridotto al minimo indispensabile: uno solo.
Manfred non naviga per viaggiare e visitare paesi nuovi, come facciamo Silvia e io, Manfred naviga per il puro gusto di solcare, in solitaria, vaste distese di mare, filosofia racchiusa nelle sue stesse parole: “Quando il motivo del viaggio non è la meta, il viaggio stesso diventa la meta”. Ed è proprio per questo che mi sento di accomunarlo con Dumas e con Moitissier, che non hanno mai navigato per raggiungere una meta, anche per loro la meta era il viaggio.-

“Buon vento, Manfred, e che gli dei del mare ti siano propizi!”

giovedì 1 ottobre 2009


Ho scritto un libro!E questo è già da solo un evento eccezionale, ma ancora più eccezionale è che vi sia stato un Editore disposto a pubblicarlo!
Nel catalogo del Frangente è presente da pochi giorni:



ROTTA A ZIG-ZAG
Incontri tra i naviganti degli oceani

TESTO RETRO LIBRO

Navigando si incontrano persone speciali che hanno sempre qualcosa di nuovo da raccontare. In questo libro non si troveranno emozionanti racconti di paurose burrasche, o ripetitivi diari di lunghe traversate oceaniche, ma ritratti di persone che hanno scelto un modo differente di vivere la loro personale avventura di vita. Questi incontri dimostrano come la vita sia soprattutto una grande esperienza umana, gravida di circostanze e popolata da gente diversa che neppure immaginiamo. Jonathan, la barca di Luigi e Silvia, è come una piccola isola vagante negli oceani, che percorre distanze straordinarie, senza una meta precisa, ma “zigzagando” per i mari, cambiando spesso idea, perché l’unico modo per incontrare la gente giusta non è cercarla, ma cercare innanzi tutto di stare bene con se stessi in luoghi che ci corrispondono, dove, per affinità, si faranno incontri che potranno a loro volta “segnare” la nostra strada. Si vedrà dunque che questa scelta non comporta solamente navigare sui vasti oceani su un piccolo veliero, ma anche, e soprattutto, fare amicizie, condividere momenti piacevoli, ma anche spiacevoli e difficili. Si naviga di più attraverso gli incontri umani che attra-verso i mari!




Il libro è ordinabile on-line o lo si potrà trovare allo stand del Frangente al Salone di Genova.

Confesso che sono molto emozionato, era già stata una forte emozione sapere che sarebbe stato pubblicato, ma ora è una cosa reale, potrà essere letto dagli amici – che spero saranno indulgenti con me – ma anche da perfetti estranei, sicuramente più impietosi.
Il contatto con un vasto pubblico, per me che non sono uno scrittore, è ora un elemento d’ansia, ma spero che le emozioni vissute da Silvia e da me, verranno, almeno in piccola parte, comprese.
Scrivo queste righe da bordo del Jonathan, a Itaparica – Salvador de Bahia.