domenica 31 gennaio 2010

Trinidad, un parcheggio di barche?



Arrivando a Trinidad, nella baia di Chagurramas, la prima impressione che ho avuto è stata quella di trovarmi in un immenso deposito-parcheggio di barche.
E' stato un vero peccato perché il passaggio nella “Boca de Monos”, che da accesso alla baia è spettacolare. Una strettoia tra alte pareti scoscese ricoperte di vegetazione tropicale, un mare reso turbolento dalla forte corrente, poi improvvisamente l'angusto passaggio si apre in un vasto specchio d'acqua che pare promettere angoli tranquilli e di rara bellezza, ma appena doppiata Pta Delgada accostando a babordo l'incanto finisce, appaiono piattaforme petrolifere, un cantiere con dok a secco, diversi grossi pescherecci d'altura ormeggiati a grandi boe, e sul fondo una selva di alberi di barche a vela.
La baia finisce in uno stretto “cul de sac , lungo tutta la riva si allineano diversi cantieri con centinaia di barche a secco e tre soli piccoli marina con barche in acqua.
Trinidad deve il suo grande sviluppo per la nautica da diporto, al fatto d'essere situata al di fuori della zona interessata dagli uragani e moltissime delle barche che navigano lungo la catena delle piccole Antille, vengono qui a passare la cattiva stagione, la logica conseguenza è che si è sviluppata una vera e propria industria di servizi per la nautica, con una qualità sicuramente di alto livello, e con prezzi che non sono lontani da quelli Europei.
Nota positiva è la grande disponibilità di materiali e di attrezzature nautiche, tutto importato direttamente dagli Stati Uniti, a prezzi decisamente più convenienti di quelli praticati a casa nostra.
I cantieri assomigliano a degli accampamenti zingareschi, solo che la posto delle roulotte, vi sono tante barche con i loro puntelli, tutte rigorosamente allineate in ordinate file, sembrano quasi dei grandi ragni, abitati da una popolazione eterogenea.
La quasi totalità di questa popolazione, non flottante e navigante, ma stabile è formata da anglofoni, notoriamente di poche parole e di comunicazione difficile, il nostro vicino inglese, solo dopo una settimana ha iniziato a salutare stentatamente, ma il problema della comunicazione non è solo dovuto alla difficoltà di stabilire rapporti con gli anglosassoni, (in particolare se sono Inglesi), ma anche al gran numero di barche presenti ed al atteggiamento dei loro equipaggi rispetto al mare ed alla vela.
Ai Caraibi, vi sono tutto sommato pochi navigatori-viaggiatori, la maggior parte lasciano qui la barca per sei mesi, e per gli altri sei , ma spesso meno, fanno delle lunghe vacanze limitando il loro raggio d'azione a poche centinaia di miglia lungo la catena delle isole Caraibiche.
In questa grande massa si perde facilmente la propria individualità, ognuno è uno dei tanti che apparentemente fa la medesima cosa degli altri. E' difficile che , anche dopo aver stabilito un minimo di comunicazione, qualcuno ti chieda da dove vieni, che cosa hai fatto, perché navighi, chi sei, come invece accade in posti meno frequentati.
In Argentina ed in Uruguay, ad ogni porto eravamo subissati di domande da parte sia degli occupanti delle altre barche, che di persone locali, qui nessuno ci ha mai chiesto niente, siamo noi che andiamo intorno di barca in barca chiedendo e stuzzicando, e cosi facendo qualche vero navigatore e qualche storia interessante salta sempre fuori.





domenica 17 gennaio 2010

Un nuovo giornale di vela on-line

Il Forum "I Velacci", ha recentemente pubblicato, il numero 1 di un nuovo giornale riguardante la vela: "Il Velaccino", che è scaricabile in versione PDF, sul sito del forum stesso


La versione attuale è ancora un poco acerba con alcuni "vizi di gioventù", ma è un'iniziativa interssante e destinata a crescere.
In particolare in un momento in cui la stampa di settore, soffre di una carenza di contenuti, ed è sempre di più schiacciata dalle esigenze pubblicitarie, una pubblicazione libera, autogestita e gratuita come questa è sicuramente la benvenuta.
Il giornale non è realizzato da professionisti (sebbene molti siano "professionisti" nei loro ambiti), ma da appassionati che vi si dedicano in modo spontaneo e senza alcun fine di lucro, ne deriva una freschezza ed un'autenticità dei contenuti, difficoilmente riscontarbili nella stampa di settore.