sabato 7 settembre 2013

Henry Morgan a Portobelo

La grande rada di Portobelo, collocata appena quindici miglia più a est del porto di Colon sull’istmo di Panamà, può rappresentare una buona alternativa al caotico e costoso scalo di Colon, per chi non abbia la necessità di passare il Canale.


Il vasto ancoraggio è protetto da tutte le direzioni, tranne che da Ovest, ma nel periodo invernale i venti da questa direzione sono praticamente assenti, e in estate quando sono più probabili, pare che l'ancoraggio divenga molto scomodo, ma quasi mai pericoloso.
Il modesto villaggio permette rifornimenti limitati, ma con un folcloristico bus è sempre possibile recarsi a Colon per acquisti più completi, in compenso è facile ottenere gasolio migliore che al marina di Shelter Bay a Colon, e anche acqua potabile gratuita.


È dunque uno scalo tranquillo e piacevole nella verde cornice delle sponde della rada costellate dalle rovine di numerose fortificazioni spagnole.

Guardando l’ancoraggio dall’alto dei resti del castello, o dalle feritoie di uno dei tanti forti,  se con un piccolo sforzo d'immaginazione, si sostituiscono i tanti gusci di plastica delle moderne barche a vela con solidi scafi in legno di galeoni e caravelle, è possibile immaginare quale dovesse essere il paesaggio che vedevano gli spagnoli addetti ai pezzi dei forti di Portobelo; quando in una mattina dell’estate del 1668, improvvisamente si videro assalire alle spalle da una turba di diavoli urlanti armati solo di pistole, qualche archibugio e corte sciabole d'abbordaggio. 
Uno dei forti che controllano l'ingreso della rada.

Alla loro testa un indomito bucaniere d'origine gallese che era già divenuto una leggenda in tutto il mare caraibico: Henry Morgan.

Il corsaro Henry Morgan

Gli Spagnoli avevano giudicato fino ad allora imprendibile il porto naturale di Portobelo; difeso da ben sei forti guarniti di cannoni a lunga gittata. La ricca cittadina che disponeva di begli edifici in muratura era invece completamente sguarnita dal lato di terra, e anche i forti avevano merli e cannoni solo verso il mare.

Cannoni a difesa della città

L'astuto Morgan ben sapeva che se avesse cercato di forzare il porto dalla via naturale, il mare, sarebbe stato stritolato in una morsa infernale di ferro e di fuoco.
Partito dalla sua base di Providencia lasciò le navi in un insenatura lungo la costa e con un ardita marcia notturna, tra montagne coperte da una giungla infida, prese d'assalto l'ignara piazzaforte alle spalle.
La sorpresa non fu però completa, e una sentinella riuscii a dare per tempo l’allarme così che gli spagnoli poterono organizzarsi e opposero una strenua resistenza per un giorno e una notte fino all’inevitabile capitolazione. 

Il palazzo della Dogana, ricostruito dopo il saccheggio di Morgan

Ne segui uno dei più  efferati saccheggi della storia della pirateria ed anche uno dei bottini più ricchi; a Portobelo, infatti, si concentravano tutte le ricchezze dell'entroterra per essere imbarcate sulla flotta che passando per l'Avana sarebbe poi rientrata in Spagna.
Morgan oltre a quanto saccheggiato ottenne anche dal governatore di Panamà, Don Agustin,  lo stratosferico riscatto di 250.000 pesos per lasciare la città; il povero governatore sperava così di liberarsi del pericoloso pirata, che però solo due anni dopo rivolse le sue attenzioni alla stessa città di Panamà, che ancora una volta conquistò con un incredibile marcia attraverso l’istmo.

Jolanda la figlia del Corsaro Nero, amata da Morgan nella finzione salgariana

Una mirabile descrizione di questo evento è racchiusa ne "Jolanda, la figlia del Corsaro Nero" del nostro impareggiabile Salgari, che pur non avendo mai lasciato il suolo italiano riusciva a descrivere luoghi esotici in modo sorprendentemente realistico.