domenica 29 dicembre 2019

Ingresso al Rio Dulce




Le ragioni della recente fortuna del Río Dulce sono molte ma ve ne sono almeno tre preponderanti:
- La prima è che è l'unico ormeggio sicuro di tutto il Centro America a nord del 10° parallelo, nella stagione degli uragani; questo però non significa che sia completamente esente dal passaggio degli uragani, che invece colpiscono frequentemente queste regioni, ma la conformazione orografica fa sì che, nella zona in cui vi sono tutti i Marina, non abbiano mai gravi conseguenze.
- La seconda risiede nella bellezza naturale della regione, che se non può essere considerata incontaminata, è certamente ancora molto più naturale del resto dei Caraibi. .
-La terza, ma non meno importante, è che in Guatemala la vita ha ancora costi piuttosto bassi, e anche i servizi per la nautica, di anno in anno più completi, hanno prezzi ragionevoli, e certamente inferiori ad altre località caraibiche.
Il Río Dulce è dunque la porta dal mar Caraibico a quanto resta del mondo dei Maya nellinterno dellodierno Guatemala; una porta ampia solo in apparenza, perché la foce del più lungo fiume del Guatemala è perennemente ostruita da una barra sabbiosa che ne limita molto laccesso.
Le barche con pescaggio superiore a un metro e sessanta devono attendere le grandi mare, ma anche in questi casi, molto spesso, lunico modo per forzare la barra è quello di farsi trainare da una delle tante lance munite di potenti motori, che spesso aspettano al varco i viaggiatori del mare, per aiutarli, dietro un compenso medio di sessanta dollari statunitensi, ad entrare nel magico mondo del Río Dulce.
Dunque è fondamentale presentarsi all'ingresso un poco prima del culmine di marea, per attraversare la barra con marea montante; fondamentale conoscere con esattezza l'andamento delle maree. Per esperienza diretta quelle riportate sui diversi programmi di navigazione non sono precise, le migliori si trovano a questo link:



Risulta piuttosto difficile arrivare al momento giusto dopo una navigazione relativamente lunga; infatti arrivando da Est, ossia dalle Isla de la Bahia, lo scalo più prossimo alla boa d'ingresso si trova sull'isola di Utilia, e sono circa 100 miglia; arrivando invece da Nord, ossia dal vicino Belize l'ancoraggio e porto d'uscita di Placentia è distante poco più di 50 miglia; occorre però tenere conto che le alte maree migliori sono generalmente di mattina.
La maggior parte dei naviganti fa scalo a Lagarto (15°55' 70 N – 088°36' 11 W), un sorgitore situato nei pressi del Cabo Tres Puntas ben protetto sia da nord che dai venti orientali, ma completamente aperto a quelli di ponente. Bisogna tener conto che spesso nella notte e alle prime luci dell'alba si alza vento fresco da ponente, che alza una fastidiosa maretta e rende difficoltose le ultime dieci miglia per la boa d'ingresso, da percorrere a motore controvento.




Un alternativa è quella di proseguire fino all'Ensenada San Carlos ( 15°44' 36 N – 088°37' 43 W ) , vicina a Porto Barrios, l'ancoraggio è sicuro e protetto da tutti i venti, e la mattina seguente sarà facile percorrere le 10 miglia fino alla boa d'ingresso, con vento al traverso proveniente da terra.
Da escludere la bella insenatura di Graciosa ( 15°51' 16 N – 088°32° 24W ), ben protetta da tutti i quadranti, ma purtroppo non molto sicura per via che spesso è usata dai narcotrafficanti locali.


Giunti alla boa conica rossa (15°50' 17 N – 088°43' 90 W ) occorrerà assumere una rotta vera 225°verso il Wp 15°59'43 N – 088°44'46 W, la posizione della barra varia nel tempo, generalmente il punto più basso si trova dopo i due terzi del cammino ( circa 1,6 miglia), il fondo è fangoso e spesso è sufficiente fare arare un poco la chiglia con qualche scossone, poi si passa! Barche con pescaggio superiore ai due metri, anche con alta marea, è opportuno che si facciano trainare per non forzare eccessivamente il motore e superare indenni la barca, in alcuni casi è anche necessario farsi sbandare con una drizza da testa d'albero, in questo caso la lancia provvede allo sbandamento, e si procede con il proprio motore e la falchetta in acqua! Esperienza vissuta e devo dire non particolarmente piacevole.

Superata la barra ci si ancora di fronte al villaggio di Livingston in circa 2.5 metri d'acqua, con bandiera gialla a riva, e occorre attendere l'arrivo della lancia delle Autorità, per il disbrigo delle formalità d'ingresso; queste possono essere semplificate chiamando prima l'agenzia NaviServamar di Raul Morales (+502 55109104 , +502 79470888, naviservamar@gmail.com, raul.morales@servamar.com), che risulterà poi basilare per il rinnovo del permesso di navigazione in Guatemala.
Varcata linsidiosa foce il navigante resterà piuttosto sorpreso, perché la cittadina di Livingston, poche case di legno con tetti in lamiera e nessuna strada che la colleghi al resto del paese, non ha nulla del mondo Maya e neppure di quello di lingua spagnola.

Ancoraggio di Livingston
Garifuna
La popolazione di Livingston è, infatti, di pelle prevalentemente nera, sebbene non manchino alcuni dallincarnato più rossiccio, parla una lingua gutturale in cui a stento si possono riconoscere alcune parole mediate dallinglese; sono i Garífuna, etnia che ha colonizzato alla fine del diciottesimo secolo le isole della Bahia, parte delle coste dell’Honduras e la foce del Río Dulce in Guatemala.
Le teorie sullorigine di questo gruppo etnico e sul motivo per cui si trovino in questi luoghi sono svariate; una delle più accreditate è quella che si tratti di un gruppo di schiavi neri misti a indios Caribe deportati dagli inglesi dallisola di San Vincent poiché colpevoli daver aiutato i francesi nella guerra che vide le due potenze coloniali combattersi per il predominio delle acque dei Caraibi.
La storia - o forse più esattamente la leggenda - racconta che i prigionieri giunti in vista delle Isla de la Bahia (Honduras) si ammutinarono e riuscirono a sbarcare su quelle isole allora saldamente in mano a corsari e pirati di varie nazionalità, e da lì anche sulla vicina terra ferma.
La risalita del fiume è spettacolare, nel primo tratto s'attraversa uno stretto canyon dalle alte sponde ricoperte da un inestricabile foresta pluviale, il Rìo poi sfocia nel vasto e tranquillo lago di El Golfete.



L'andamento della corrente nel fiume segue la marea, a favore della risalita quindi a marea montante e contraria a marea calante, l'intensità della corrente non è comunque mai molto forte. I fondali del Rìo sono sempre ampiamente sufficienti, avendo cura, come in tutti i fiumi, di stringere nei tornanti nella parte interna della curva dove il fondo è sempre maggiore; più bassi i fondali di El Golfete, ma sempre sicuri.
Via via che si risale il fiume gli echi delle musiche Garífuna, si faranno sempre più lontani e sinizieranno a vedere pescatori dai tratti somatici caratteristici dei discendenti dei Maya muoversi con le loro sottili canoe lungo le sponde del fiume.
Ogni dubbio si scioglierà quando, ormeggiata la barca in uno qualsiasi dei numerosi Marina che affollano il punto in cui El Golfete si unisce al grande lago Izabal, si sbarcherà nellesplosione di colori, odori e rumori della via centrale del villaggio di La Frontera.

Le prime avvisaglie del mondo e della cultura Maya appariranno con prepotenza, annunciate dalle donne basse e solide, vestite con costumi tradizionali, che dai tanti banchi e negozi che saffacciano ai due lati dellanimatissima arteria, offriranno tortillas, pollo frito, verdure, stoffe e cento altre mercanzie.
Niente di più facile che trovare un adeguata sistemazione per la barca sia per un breve soggiorno che per una sosta più lunga in acqua o anche a terra, Marina e cantieri hanno avuto negli ultimi anni una proliferazione esponenziale e il Río Dulce sta conoscendo un momento di grande prosperità proprio grazie al turismo nautico, alimentato in particolare modo da nord americani, statunitensi e canadesi; non mancano però i sempre presenti francesi, e qualche barca italiana!

Le situazioni per una sosta in acqua sono molteplici, tutte molto sicure e con discrete attrezzature,
personalmente ho sempre trovato molto piacevole il 

Marina Hacienda Tijax 

Il Jonathan a Tijax Marina
Il complesso, con alle spalle una ampio comprensorio di piantagione di albero della gomma e foresta pluviale, è gestito da Eugenio Gobbato, un italiano molto ospitale.
Per lunghe soste con la barca a terra e con la possibilità di eseguire lavori anche importanti, vi sono due principali possibilità:
Ram Marina

Alaggio del Jonathan a Ram Marina
Dispone di ampi piazzali per lunghe soste, maestranze interne (non sono permessi interventi di personale esterno salvo eccezioni certificate dal marina), un negozio di articoli nautici discretamente fornito (Tutto materiale West Marine), travel liftt (non adatto ai grandi catamarani), capannone in cui è possibile ricoverare barche con albero armato per lavori di pitturazione ( il Rio Dulce è molto piovoso e certi lavori fatti all'esterno possono risultare particolarmente lunghi e complessi), in sostanza un Marina di stile statunitense, a prezzi che di anno in anno lievitano!

Nana Juana Marina
Alaggio del Jonathan a Nana Juana Marina

Il Marina fa parte di un vasto complesso resort con molti buoni servizi alberghieri, è possibile sia la sosta in acqua che quella a terra, il sitema di alaggio con carro consente di mettere a terra anche catamarani di grandi dimensioni. Non ci sono maestranze interne, ma diversi artigiani esterni approvati.