giovedì 3 giugno 2010

Caraibi, pirati veri

A Grenada, nel lussuoso nuovo marina di Port. St. George, è ormeggiata una grande goletta nera, tutta in stile “vecchia pirateria”, ogni sabato e domenica, l'equipaggio si veste con costumi ispirati ai famosi pirati e bucanieri che imperversarono in queste zone ai tempi d'oro della filibusta.
Poi imbarcano un nutrito gruppo di turisti, e quando transitano sotto all'antico forte che controlla l'ingresso del porto, l'anziano capitano, cappello piumato, bandoliera con pistolone e sciabola d'arrembaggio, ed occhialini da presbite, da ordine di dare fuoco alle micce ed una serie di cannoncini sputa una bordata di sbuffi di fumo, in direzione dell'ignaro e sonnolento forte.
Questa è una comica parodia dell'idea romantica della pirateria caraibica, ma la realtà odierna è che in queste stesse acque la pirateria, quella vera, affatto romantica ed orribilmente crudele, esiste ancora.
Nel grande villaggio turistico, in cui ora si sono  trasformate le isole Grenadine, dove tutto è regolato dal possesso e di una valida carta di credito, il turista nautico può vivere relativamente tranquillo, e godere di splendide veleggiate, spiagge di sabbia fine orlate da acque color turchese, finché paga profumatamente ogni minimo servizio non avrà nessun problema, se non forse un piccolo scippo notturno a Bequia e magari un attacco "soft" in una delle malfamate baie di St. Vincent.
Ma una volta lasciate queste isole anodine per quelle lungo la costa venezuelana, altrettanto belle e generalmente più vere e corpose, tutto cambia e bisogna fare i conti con la moderna pirateria, rapace e brutale che da alcuni anni infesta le coste venezuelane, ed in particolare la penisola di Paira.
Recentemente abbiamo fatto una navigazione da Grenada a Curacao, nelle Antille Olandesi, e per rimanere fuori della portata dei pirati ci siamo tenuti sempre a più di settanta miglia dalla costa toccando solamente l'Isola di Blanquilla e Los Roques, generalmente reputate sicure.
Ciò nonostante la notte abbiamo navigato sempre a luci spente (anche in cabina solo una piccola luce rossa sul tavolo da carteggio), e una volta in cui abbiamo avuto per un lungo periodo una luce al traverso, non rilevata dal radar, siamo stati molto inquieti ed all'erta, probabilmente si trattava di un piccolo peschereccio che si faceva i fatti suoi, ma data la nomea dei luoghi...
All'ancora nella rada della maggiore delle isole che compongono l'arcipelago corallino de Los Rroques, avevamo al nostro fianco una barca a vela rossa in ferro, rugginosa e male in arnese, con randa e genoa, ancora inferiti, che schioccavano a brandelli nel forte aliseo, l'immagine era alquanto inquietante e sinistra. Scrutando incuriosito la barca rossa con il binocolo, pensai che aveva qualcosa di familiare, mi pareva d'averla già vista, ma non riuscivo ad incasellarla nella mia memoria.
Alcuni giorni dopo a Curacao, consultando un sito internet che riporta i continui avvisi di sicurezza nelle acque Caraibiche, e specificatamente in quelle Venezuelane, (.
http://www.safetyandsecuritynet.com/NEWS.html) trovai un'agghiacciante notizia che riguardava il relitto visto a la Grande las Roques, e che mi riportò alla memoria di aver incontrato, poco tempo prima, la stessa barca a Tirrely Bay sull'isola di Corriacau.
La “Sprit of Colonia” era partita da Corriacau il 3 aprile con destinazione Trinidad dove era attesa da un cantiere della nota baia di Chagurramas, per essere messa a terra in previsione della prossima stagione degli uragani, a bordo una coppia di naviganti giramondo tedeschi, che stavano in queste acque al 1997.
Probabilmente per un errore di rotta, dovuto alla forte corrente che spinge in direzione Ovest, la “Sprit of Colonia” si era trovata più vicina alla famigerata penisola di Paira che ad una delle bocche, relativamente più sicure, che poche miglia più ad Est d'anno accesso alla baia di Chagurramas, sta di fatto che in prossimità della costa Venezuelana l'imbarcazione fu abbordata da una lancia pirata. Ancora non si sa con esattezza come si svolsero i tragici eventi, ma nel corso dell'abbordaggio lo skipper della “Sprit of Colonia”,  Hans Jorgen Ropke, fu ucciso da un colpo d'arma da fuoco, in seguito gli assalitori abbandonarono la moglie, Angelica Ropke-Wiels, sull'imbarcazione a vela non prima d’averla privata d’ogni mezzo di comunicazione e del piccolo motore fuoribordo che ne assicurava la propulsione.
Lasciata a se stessa, Angelica tentò di navigare verso Nord, probabilmente con la speranza di ritornare a Grenada, ma dopo tre giorni d'assoluta solitudine con l’unica compagnia del corpo senza vita del consorte, decise d'abbandonare la barca per tentare la sorte sulla zattera di salvataggio. Dieci giorni dopo aver abbandonato la “Sprit of Colonia” e tredici dopo il fatale attacco, Angelica fu avvistata e raccolta dal cargo San Fernando, circa 100 miglia a nord dell'Isola di Curacao. Angelica che era completamente disidratata ma ancora cosciente fu rapidamente trasferita su di una motovedetta della Guardia Costiera di Curacao che la trasportò in ospedale dove ricevette le cure necessarie.
Nel frattempo la “Sprit of Colonia”, abbandonata a se stessa con il suo macabro carico andò ad incagliarsi su di una atollo corallino delle Los Roques, dove alcuni pescatori locali la trovarono e la rimorchiarono all'ancoraggio in cui noi la vedemmo.
Ogni anno l’insicurezza delle acque Venezuelane aumenta, la zona più pericolosa è appunto la penisola di Paira, una lunga lingua di terra che delimita il grande golfo di Paira, al cui interno si trova anche l’isola di Trinidad. La penisola è una sorta di terra di nessuno, priva di strade e di porti attrezzati, quindi di difficile controllo, da qui su piroghe di legno lunghe circa dieci-dodici metri e dotate anche di tre potenti fuoribordo, partono i pirati che intercettano le barche da diporto dirette a Trinidad o provenienti da Margherita e dalle Testigos.
Le piroghe hanno un’autonomia di circa ottanta miglia, quindi si ritiene generalmente, che si possa essere al sicuro ad almeno quaranta miglia dalla costa, ma recentemente una barca a vela, il “Tifon” è stata assaltata nella rotta fra Trinidad e Grenada a poco più di quaranta miglia dalla costa.
Non tutti gli attacchi sono fortunatamente sanguinosi, gli equipaggi delle barche che sono assaltate vicino all’isola di Margherita, generalmente non subiscono violenza, se si esclude l’essere legati e impossibilitati a vedere con del nastro adesivo sugli occhi, i pirati si limitano a rubare tutto, ma proprio tutto, compresi i vestiti e le provviste alimentari!
Pare che questi assalti avvengano su soffiate di un palo alle Testigos (considerate sicure) che avverte quando una barca interessante salpa.
L’assalto alla “Spirt of Colonia” lo trovo particolarmente crudele, non solo per l’uccisione dello skipper, ma anche per aver abbandonato una donna sola, su una barca priva di radio e di motore, alla deriva, disperata e schioccata con il suo compagno cadavere accanto!


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