venerdì 31 agosto 2012

La ceiba, Honduras - Un cantiere un poco rustico!




Le coste dell’Honduras, sono ancora poco frequentate dai viaggiatori del mare, che invece sono numerosi sulle isole della Bahia: Utilia, Roatan e Guanaja. Uno dei motivi è che sicuramente le isole sono molto belle, ma anche molto più sicure della costa onduregna, da cui distano, nel punto in cui sono più vicine, solo quaranta miglia.
Anche la costa, come pure l’interno del paese, offrono molte bellezze naturali, ma purtroppo non un altrettanto elevato livello di sicurezza.
Le aggressioni alle barche che la costeggiano, o che si fermano in alcune cale molto protette dal punto di vista meteorologico, sono state negli ultimi anni piuttosto frequenti; due anni or sono nella splendida laguna di Puerto Escondido, uno sfortunato navigante canadese fu ucciso, sono, invece di questa stessa stagione due aggressioni a barche statunitensi, nel caso del veliero Amistad il comandante, che avevo conosciuto a Roatan e che era solo a bordo, è stato semplicemente fatto sbarcare e i pirati si sono portati via la barca!
Nonostante questo noi in quest’ultima stagione abbiamo fatto uno scalo sicuro e piacevole a Puerto Cortez, ed a fine stagione abbiamo deciso di lasciare il Jonathan in un cantiere di La Ceiba.
Bovini pascolano tra le barche!

Abbiamo trovato una calda accoglienza da parte dei gestori, due simpatici cubani fuoriusciti, ed una rassicurante professionalità, in evidente contrasto con l’ambiente un poco “rustico”; di giorno tra le barche a terra pascolano liberamente cavalli, bovini e capre!
Dopo i marina in stile yankee del Rio Dulce in Guatemala, quest’ambiente più rilassato ed informale non ha potuto che farci piacere, anche i frequentatori gli abbiamo trovati più autentici e stimolanti delle mummie presenti in numero notevole sul Rio dulce.
Il cantiere di Ceiba Marina, è quasi nascosto nell’affollato porto peschereccio, il gran numero di grandi pescherecci d’altura ormeggiati in ranghi fittissimi, in un certo senso mi ha fatto pensare ad una Mazara del Vallo tropicale!
Ormeggiatori armati!

All’interno del cantiere ci si sente sempre perfettamente al sicuro, rassicurati da tre guardie armate che lo pattugliano notte e giorno;  sono però vigilantes tuttofare, si prestano anche ad aiutare nelle fasi di alaggio!

mercoledì 29 agosto 2012

Presentazione di "In fuga da Buenos aires a Trinidad"


Sabato primo Settembre, presenterò presso la sede dell'associazione sportiva "La Velica", a Valcanover di Caldonazzo (Trento) il mio ultimo libro.
Il Portolano raccontato da Luigi Ottogalli
In fuga da Buenos Aires a Trinidad - edizioni il Frangente
Ẻ questa per me una sede ormai "storica", presentai qui, infatti, due anni fa:
"Rotta a Zig Zag" e l'anno scorso un video sulla rotta da Curaçao al Guatemala, passando per la Jamaica, Haiti, Cuba e Gran Cayman.
Dopo la proiezione e quattro chiacchiere tra amici, l'impareggiabile cuoco e skipper Silvano Dossi, servirà un succulento vero "Asado argentino", giusto  per proseguire anche con il gusto le immagini del filmato!


domenica 19 agosto 2012

Gérard Borg un precursore.



Gérard Borg, non può essere uno dei miei incontri di viaggio,  l'ho conosciuto  solo attraverso la lettura del suo libro, quindi credo che possa stare bene in questo blog!
L'edizione tradotta in italiano, del libro di Gérard Borg “Les Tetragonautes” è purtroppo introvabile, ed è un vero peccato, perché per chi ama la letteratura di viaggio e di mare, per chi naviga e per chi ha il sogno perdersi nei mari del mondo, sarebbe una lettura interessante e avvincente.
Io ho avuto la fortuna di leggere il raro esemplare tradotto in italiano e custodito gelosamente dall'amico Antonio Penati.  
Poiché ne volevo assolutamente una copia per la mia biblioteca, frugando tra i libri usati su internet ne ho reperito un esemplare in lingua originale, non è difficile, si trova perfino su e-bay!   
Se il libro tradotto mi aveva interessato per i contenuti, quello originale mi entusiasmò per la precisione dei dettagli e il sottile spirito ironico dell'autore, tutte cose che nella traduzione m’erano in parte sfuggite. 
È una storia semplice: siamo alla metà degli anni cinquanta e Gérard Borg - a dispetto del nome non è nordico, ma francese -  è a Rio de Janeiro dove esercita la professione di medico-ipnotizzatore cercando risolvere i vari problemi psicologici della sua variegata clientela. 

É una vita e una professione che lo soddisfano sempre di meno: i suoi pazienti sono spesso vacui e petulanti, una ricca coppia arriva perfino a chiedergli d’ipnotizzare il loro piccolo cagnolino per liberarlo dai paurosi incubi notturni che lo affliggono!
Gérard, che da bambino povero s’era ripromesso di divenire ricco, scopre che con la sua professione, forse potrebbe divenire ricco, ma sicuramente non felice ne libero; pensa allora che è preferibile essere ricchi di tempo e di libertà, piuttosto che di denaro, e decide di “mollare tutto” e cambiare vita. 
Acquista un vecchio scafo a doppia prua - un  Colin Archer  autenticamente nordico - e partendo da Rio de Janeiro inizia un vagabondaggio per mare senza una precisa meta, da solo, o con occasionali compagni d’avventura.
Nel corso dei suoi viaggi incontra Yamashiro, una piccola e apparentemente delicata geisha che diverrà la sua compagna di vita e di navigazione.  Assieme percorreranno innumerevoli miglia tra Oceano l’Atlantico il Mediterraneo e il Mar Rosso. (Gérard e Yamashiro proseguiranno poi per l'Oceano Indiano e il Pacifico, ma l’autore non lo racconta in questo libro)
Fin qui in apparenza nulla di particolarmente strano ed avventuroso, oggi sono molti i naviganti che fanno queste scelte, da soli o più spesso in coppia.  Il lato particolare dell'avventura di Gérd è che parte senza avere nessuna esperienza di navigazione, senza roboanti dichiarazione di voler compire un impresa straordinaria e perfino senza una meta precisa,  per questo mi sembra che lui sia uno dei veri precursori degli odierni girovaghi dei mari, o aspiranti tali.
Tra gli appassionati di questo genere è normale ritenere come precursori personaggi come: Joshua Slocum, Bernard Moitessier, Vito Dumas e alcuni altri, che senza dubbio furono dei pionieri, ma si tratta di persone speciali che hanno compiuto imprese straordinarie, dei veri "eroi" che noi comuni mortali difficilmente potremo pensare d’imitare.
Gérard Borg è invece un uomo comune, non compie nessuna impresa eroica, anche se a ben vedere in ogni navigazione, pure la più semplice, si nasconde sempre un se pur modesto atto d'eroismo.
Racconta con acuto spirito d'osservazione, è sempre ironicamente autocritico, mai autoreferenziale e le sue descrizioni dei bizzarri personaggi incontrati, delle disavventure burocratiche o degli inevitabili momenti di tensione e difficoltà sono narrati con sottile umorismo, e in certi casi le sue avventure sono esilaranti.
Ironica e pungente anche l’analisi di tutti i problemi della vita su di una piccola barca a vela, certo più spartana ed essenziale di quelle che navigano oggi, ma da cui in ogni caso si possono trarre utili e attuali insegnamenti.
Inaȇ la barca di Gérard Borg, un Colin Archer costruito in Norvegia nel 1930


giovedì 9 agosto 2012

Aggiornamenti anche su Facebook



Ho visto che quando sono in viaggio aggiorno questo Blog molto raramente.
Scrivere un discreto post, richiede sempre un certo impegno, del tempo ed una buona connessione per caricare le foto, curare l'impaginazione, ecc...
Finisce così che mi dedico all'aggiornamento del Blog solo nei mesi in cui sono a terra; posso allora filtrare con calma le esperienze vissute e scriverne.
Anche per porre rimedio a questo ho aperto una pagina personale su Facebook, che è una piattaforma che meglio si presta a notizie lampo: poche righe essenziali, una sola foto significativa, e la notizia è pronta per essere condivisa!
Tutto questo può facilmente essere fatto anche in barca e con connessioni non particolarmente buone , ossia nell'80% dei casi!
Chi volesse ricevere i miei aggiornamenti non ha che collegarsi alla pagina e cliccare il classico "mi piace".

questo è il Link:

http://www.facebook.com/pages/Luigi-Ottogalli/486080374753379

ISOLE, ISOLE,ISOLE...

Pantelleria, l'Acropoli
Tutti coloro che viaggiano, prima o poi si sentono porre la domanda:
“Quale è stato il posto che più ti è piaciuto?”
Questione terribile, a cui è praticamente impossibile dare una risposta assoluta.
I luoghi si fissano nell’animo di ciascun viaggiatore in mille modi diversi, alcuni saranno più vicini alla nostra cultura e ci sentiremo più a nostro agio, altri ci stupiranno per la loro diversità, altri ancora ci colpiranno per l’ineguagliabile bellezza paesaggistica.
A noi che viaggiamo prevalentemente per mare la classica domanda è spesso più specifica:
“Quale è l’isola più bella in cui siete stati?”
Kythira - Peloponneso
E’ fuori di dubbio che le isole abbiano sempre un fascino speciale, partimmo, infatti, per questo viaggio da un isola, ed un isola assolutamente particolare: Pantelleria. 
lI programma dichiarato inizialmente fu proprio quello di visitare e conoscere il maggior numero possibile di isole; non per nulla il nostro sito si chiamava “Isole tra le vele” ( e comunque esiste ancora).
Carloforte - Sardegna







Poi la realtà del viaggio, come è naturale, s’è diramata in altri mille rivoli e le isole ne sono divenute solo una parte, sebbene molto importante.
Tornando alla domanda iniziale, non posso mai rispondere indicando un isola precisa piuttosto che un altra; hanno tutte caratteristiche uniche e differenti che cambiano poi molto secondo che si trovino in Mediterraneo, nel mar Caraibico o nell’atlantico del Sud.


Formentera - Baleari
Le isole mediterranee hanno lasciato in me, però un segno più profondo rispetto a quelle atlantiche, sarà probabilmente per la forte base culturale ed anche perché sono tutte legate tra di loro dal sottile filo della storia e delle leggende che tesse una ragnatela che le lega tutte tra di loro.
Non voglio fare un elenco, anche perché finirei per escluderne alcune rispetto ad altre, ma così a prima “botta” mi piace citare in Mediterraneo: 
Pantelleria, Khityra, Castellorizzo, Carloforte, Minorca e Formentera.
Se però  qualcuno mi domandasse, ad esempio:
“Ed Astipalea non ti è forse piaciuta?”
Non potrei che risponderli che mi piacque molto e cercare di ricordare e descrivere le esperienze che ebbi su quell’isola del mare Egeo.
Ed in questo modo potremmo andare avanti per quasi tutte le isole del Mediterraneo.
Le isole atlantiche mi danno invece sempre l’impressione d’essere più “isolate” anche quando sono radunate le une vicine alle altre, in un arcipelago.


Cuba - faro di Cienfuegos
Fanno probabilmente eccezione quelle Caraibiche, ma queste stanno appunto in un mare, il Mar Caraibico, dove è presente un unico substrato culturale e storico che le unisce, si potrebbe dire che i mari uniscono e gli oceani dividono!
Sempre ritornando alla domanda iniziale e con le precisazioni già fatte, nell’atlantico settentrionale mi piace ricordare:
Faial, nelle Azzorre, Porto Santo nell’arcipelago di Madeira e Graziosa alle Canarie.
Nell’emisfero Sud: Fernando de Nornha, Itaparica nella baia di Salvador de Bahia, e l’Ilha Grande nella baia di Angra dos Reis.

Carriacou - Piccole Antille
Il Mar Caraibico è appunto un mare, e quindi un discorso a parte ed in fondo più simile a quello del Mediterraneo, ne cito solo alcune:
Carriacou nelle piccole Antille, l’Ile de la Vache ad Haiti, la molto amata Cuba e Roatan in Honduras.







Ile de la Vache - Haiti
Fernando de Noronha - primo viaggio nel 1990

Ilha Grande - Brasile

Puerto Castro isola di Chiolé - Cile



giovedì 2 agosto 2012

Ricordando l'Uruguay e uno spunto per alcune considerazioni sulla sicurezza.





Potrebbe sembrare un poco fuori tempo scrivere oggi dell'Uruguay, sono, infatti,  passati ormai tre anni da quando abbiamo lasciato questo paese. 
Il video inserito nel post (video che ho montato due anni fa!) vuole da un lato essere un omaggio a un paese che abbiamo molto amato, ma anche lo spunto per alcune riflessioni. 
Da due anni ormai siamo in Centro America; si tratta sempre di paesi di lingua latina, ed anche se Che Guevara (e prima di lui Simon Bolivar) diceva che tutti i popoli dell'America del Sud che parlano spagnolo sono fratelli, in realtà sono molto differenti tra di loro, ed in America centrale non si vive come più a sud.
In particolare mi voglio riferire al senso di sicurezza, elemento che negli ultimi tempi è divenuto sempre più pressante tra i girovaghi del mare ed i viaggiatori in generale.
Paradossalmente è stato proprio in Uruguay dove abbiamo subito l'unico assalto dei nostri otto anni di viaggio, e sempre in Uruguay, a Piriapolis, ci hanno rubato una delle nostre due biciclette identiche (naturalmente era la mia!). 
Nonostante ciò in Uruguay non siamo mai stati particolarmente attenti al problema della sicurezza, ci sentivamo sempre tranquilli, anche dopo questi due eventi.
La stessa cosa invece non è accaduta in Guatemala e soprattutto in Honduras dove ci troviamo ora, in questi due pur bellissimi paesi, siamo sempre costretti a stare molto attenti a come ci muoviamo, sia a terra che per mare. 
A Buenos Aires ed a Montevideo vi sono quartieri quasi altrettanto pericolosi che a Guatemala City piuttosto che a San Pedro Sula in Honduras (anche se quest’ultima è considerata la città più pericolosa del mondo), ma la sensazione di sicurezza che abbiamo avuto è stata senza ombra di dubbio molto differente.
Questa differenza di percezione credo sia probabilmente  dovuta ad un problema di civiltà; non voglio con ciò dire che i paesi del Centro America siano meno civili ma piuttosto che la civiltà dei paesi del Rio de la Plata, Uruguay ed Argentina, è di sicuro più vicina alla nostra. 
La “sensazione” di sicurezza era maggiore perché ci trovavamo a rapportarci con persone che in sostanza sono molto più simili a noi, cosa che invece non accade nei paesi del Centro America.
Un discorso a parte può essere fatto per Cuba, che però non è Centro America, ma Nord America, sebbene vi parlino spagnolo;  nell’accogliente Cuba, ci siamo sentiti sempre perfettamente al sicuro, a volte anche più che in Italia!
Il video sull'Uruguay da poche informazioni sul mare e sulla navigazione anche perché l'Uruguay, nonostante sia bagnato dal Rio de la Plata e dall’oceano Atlantico è un paese prevalentemente agricolo e pertanto mi sono soffermato principalmente su questo aspetto. 
Dei porti del Rio de la Plata e dell'Uruguay, ho scritto  più diffusamente del mio ultimo libro: “Il Portolano raccontato  - in fuga da Buenos Aires Trinidad”