Le
ragioni della recente fortuna del Río Dulce sono molte ma ve ne sono
almeno tre preponderanti:
-
La prima è
che
è
l'unico
ormeggio sicuro di tutto il Centro America a nord del 10°
parallelo,
nella stagione degli uragani; questo però
non
significa che sia completamente esente dal passaggio degli uragani,
che invece colpiscono frequentemente queste regioni, ma la
conformazione orografica fa sì che, nella zona in cui vi sono tutti
i Marina, non abbiano mai gravi conseguenze.
-
La seconda risiede nella bellezza naturale della regione, che se non
può
essere
considerata incontaminata, è
certamente
ancora molto più naturale del resto dei Caraibi. .
-La
terza, ma non meno importante, è
che
in Guatemala la vita ha ancora costi piuttosto bassi, e anche i
servizi per la nautica, di anno in anno più
completi,
hanno prezzi ragionevoli, e certamente inferiori ad altre località
caraibiche.
Il
Río Dulce è
dunque la
porta dal mar Caraibico a quanto resta del mondo dei Maya
nell’interno
dell’odierno
Guatemala; una porta ampia solo in apparenza, perché
la
foce del più
lungo
fiume del Guatemala è
perennemente
ostruita da una barra sabbiosa che ne limita molto l’accesso.
Le
barche con pescaggio superiore a un metro e sessanta devono attendere
le grandi mare, ma anche in questi casi, molto spesso, l’unico
modo per forzare la barra è
quello
di farsi trainare da una delle tante lance munite di potenti motori,
che spesso aspettano al varco i viaggiatori del mare, per aiutarli,
dietro un compenso medio di sessanta dollari statunitensi, ad entrare
nel magico mondo del Río Dulce.
Dunque
è fondamentale presentarsi all'ingresso un poco prima del culmine di
marea, per attraversare la barra con marea montante; fondamentale
conoscere con esattezza l'andamento delle maree. Per esperienza
diretta quelle riportate sui diversi programmi di navigazione non
sono precise, le migliori si trovano a questo link:
Risulta
piuttosto difficile arrivare al momento giusto dopo una navigazione
relativamente lunga; infatti arrivando da Est, ossia dalle Isla de la
Bahia, lo scalo più prossimo alla boa d'ingresso si trova sull'isola
di Utilia, e sono circa 100 miglia; arrivando invece da Nord, ossia
dal vicino Belize l'ancoraggio e porto d'uscita di Placentia è
distante poco più di 50 miglia; occorre però tenere conto che le
alte maree migliori sono generalmente di mattina.
La
maggior parte dei naviganti fa scalo a Lagarto (15°55' 70 N –
088°36' 11 W), un sorgitore situato nei pressi del Cabo Tres Puntas
ben protetto sia da nord che dai venti orientali, ma completamente
aperto a quelli di ponente. Bisogna tener conto che spesso nella
notte e alle prime luci dell'alba si alza vento fresco da ponente,
che alza una fastidiosa maretta e rende difficoltose le ultime dieci
miglia per la boa d'ingresso, da percorrere a motore controvento.
Un
alternativa è quella di proseguire fino all'Ensenada San Carlos (
15°44' 36 N – 088°37' 43 W ) , vicina a Porto Barrios,
l'ancoraggio è sicuro e protetto da tutti i venti, e la mattina
seguente sarà facile percorrere le 10 miglia fino alla boa
d'ingresso, con vento al traverso proveniente da terra.
Da
escludere la bella insenatura di Graciosa ( 15°51' 16 N – 088°32°
24W ), ben protetta da tutti i quadranti, ma purtroppo non molto
sicura per via che spesso è usata dai narcotrafficanti locali.
Giunti
alla boa conica rossa (15°50' 17 N – 088°43' 90 W ) occorrerà
assumere una rotta vera 225°verso il Wp 15°59'43 N – 088°44'46
W, la posizione della barra varia nel tempo, generalmente il punto
più basso si trova dopo i due terzi del cammino ( circa 1,6 miglia),
il fondo è fangoso e spesso è sufficiente fare arare un poco la
chiglia con qualche scossone, poi si passa! Barche con pescaggio
superiore ai due metri, anche con alta marea, è opportuno che si
facciano trainare per non forzare eccessivamente il motore e superare
indenni la barca, in alcuni casi è anche necessario farsi sbandare
con una drizza da testa d'albero, in questo caso la lancia provvede
allo sbandamento, e si procede con il proprio motore e la falchetta
in acqua! Esperienza vissuta e devo dire non particolarmente
piacevole.
Superata
la barra ci si ancora di fronte al villaggio di Livingston in circa
2.5 metri d'acqua, con bandiera gialla a riva, e occorre attendere
l'arrivo della lancia delle Autorità, per il disbrigo delle
formalità d'ingresso; queste possono essere semplificate chiamando
prima l'agenzia NaviServamar di Raul Morales (+502 55109104 , +502
79470888, naviservamar@gmail.com,
raul.morales@servamar.com),
che risulterà poi basilare per il rinnovo del permesso di
navigazione in Guatemala.
Varcata
l’insidiosa
foce il navigante resterà
piuttosto
sorpreso, perché
la
cittadina di Livingston, poche case di legno con tetti in lamiera e
nessuna strada che la colleghi al resto del paese, non ha nulla del
mondo Maya e neppure di quello di lingua spagnola.
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Ancoraggio di Livingston |
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Garifuna |
La
popolazione di Livingston è,
infatti, di
pelle prevalentemente nera, sebbene non manchino alcuni
dall’incarnato
più
rossiccio,
parla una lingua gutturale in cui a stento si possono riconoscere
alcune parole mediate dall’inglese;
sono i Garífuna,
etnia che ha colonizzato alla fine del diciottesimo secolo le isole
della Bahia, parte delle coste dell’Honduras e la foce del Río
Dulce in Guatemala.
Le
teorie sull’origine
di questo gruppo etnico e sul motivo per cui si trovino in questi
luoghi sono svariate; una delle più
accreditate
è
quella
che si tratti di un gruppo di schiavi neri misti a indios
Caribe
deportati dagli inglesi dall’isola
di San Vincent poiché
colpevoli
d’aver
aiutato i francesi nella guerra che vide le due potenze coloniali
combattersi per il predominio delle acque dei Caraibi.
La
storia - o forse più esattamente la leggenda - racconta che i
prigionieri giunti in vista delle Isla de la Bahia
(Honduras)
si ammutinarono e riuscirono a sbarcare su quelle isole allora
saldamente in mano a corsari e pirati di varie nazionalità,
e da lì anche sulla vicina terra ferma.
La
risalita del fiume è spettacolare, nel primo tratto s'attraversa
uno stretto canyon dalle alte sponde ricoperte da un inestricabile
foresta pluviale, il Rìo poi sfocia nel vasto e tranquillo lago di
El
Golfete.
L'andamento
della corrente nel fiume segue la marea, a favore della risalita
quindi a marea montante e contraria a marea calante, l'intensità
della corrente non è comunque mai molto forte. I fondali del Rìo
sono sempre ampiamente sufficienti, avendo cura, come in tutti i
fiumi, di stringere nei tornanti nella parte interna della curva dove
il fondo è sempre maggiore; più bassi i fondali di El Golfete, ma
sempre sicuri.
Via
via che si risale il fiume gli echi delle musiche Garífuna,
si faranno sempre più
lontani
e s’inizieranno
a vedere pescatori dai tratti somatici caratteristici dei discendenti
dei Maya muoversi con le loro sottili canoe lungo le sponde del
fiume.
Ogni
dubbio si scioglierà
quando,
ormeggiata la barca in uno qualsiasi dei numerosi Marina che
affollano il punto in cui El Golfete
si unisce al grande lago Izabal,
si sbarcherà
nell’esplosione
di colori, odori e rumori della via centrale del villaggio di La
Frontera.
Le
prime avvisaglie del mondo e della cultura Maya appariranno con
prepotenza, annunciate dalle donne basse e solide, vestite con
costumi tradizionali, che dai tanti banchi e negozi che s’affacciano
ai due lati dell’animatissima
arteria, offriranno tortillas,
pollo frito,
verdure, stoffe e cento altre mercanzie.
Niente
di più
facile
che trovare un adeguata sistemazione per la barca sia per un breve
soggiorno che per una sosta più
lunga
in acqua o anche a terra, Marina e cantieri hanno avuto negli ultimi
anni una proliferazione esponenziale e il Río Dulce sta conoscendo
un momento di grande prosperità
proprio
grazie al turismo nautico, alimentato in particolare modo da nord
americani, statunitensi e canadesi; non mancano però i sempre
presenti francesi, e qualche barca italiana!
Le
situazioni per una sosta in acqua sono molteplici, tutte molto sicure
e con discrete attrezzature,
personalmente
ho sempre trovato molto piacevole il
Marina Hacienda Tijax
|
Il Jonathan a Tijax Marina |
Il
complesso, con alle spalle una ampio comprensorio di piantagione di
albero della gomma e foresta pluviale, è gestito da Eugenio Gobbato,
un italiano molto ospitale.
Per
lunghe soste con la barca a terra e con la possibilità di eseguire
lavori anche importanti, vi sono due principali possibilità:
Ram
Marina
|
Alaggio del Jonathan a Ram Marina |
Dispone
di ampi piazzali per lunghe soste, maestranze interne (non sono
permessi interventi di personale esterno salvo eccezioni certificate
dal marina), un negozio di articoli nautici discretamente fornito
(Tutto materiale West Marine), travel liftt (non adatto ai grandi
catamarani), capannone in cui è possibile ricoverare barche con
albero armato per lavori di pitturazione ( il Rio Dulce è molto
piovoso e certi lavori fatti all'esterno possono risultare
particolarmente lunghi e complessi), in sostanza un Marina di stile
statunitense, a prezzi che di anno in anno lievitano!
Nana
Juana Marina
|
Alaggio del Jonathan a Nana Juana Marina |
Il
Marina fa parte di un vasto complesso resort con molti buoni servizi
alberghieri, è possibile sia la sosta in acqua che quella a terra,
il sitema di alaggio con carro consente di mettere a terra anche
catamarani di grandi dimensioni. Non ci sono maestranze interne, ma
diversi artigiani esterni approvati.