mercoledì 19 febbraio 2020

Sicilia un Portolano Cartografico

Terminati ormai da lungo tempo i viaggi del Jonathan, ritorno su questo blog, ormai un poco negletto, per parlarvi di una mia recente opera:




Ci si potrebbe domandare se nell'era della cartografia elettronica abbia ancora un senso un portolano interamente cartaceo?
La collana di portolani recentemente editi dalla casa editrice Il Frangente, è evidentemente una risposta affermativa; infatti, per programmare compiutamente una crociera la versione cartacea, in grande formato è senza dubbio la soluzione che permette una completa visione sia d'insieme che di dettaglio e quindi sia una facile programmazione a tavolino sia una rapida e sintetica quando si sarà effettivamente in navigazione.
Una delle tavole d'insieme,

La particolarità di questo portolano è quella di riportare con precisione e dovizia di particolari la cartografia, in WGS 84 e in scala, dei tratti di costa descritti, oltre ai piani dettagliati dei principali porti, approdi e rade, completi di tutte le necessarie informazioni pratiche, i way point d'atterragio, e un immediata iconografia che evidenzia i venti di traversia di ciascun porto, approdo o baia, in modo che sia possibile verificare la qualità del ridosso.

Il portolano è pensato prevalentemente per il navigante con velieri da crociera, ma sarà utile anche a chi naviga a motore o su piccole imbarcazioni.
Isola di Pantelleria
La suddivisione in aree di navigazione, le informazioni scritte molto sintetiche, i pianetti dettagliati, le distanze dai ciascun porto o approdo da quelli più prossimi, sono pensate anche per una veloce consultazione in navigazione, la possibilità di accedere rapidamente a informazioni precise, è infatti un importante elemento di sicurezza.

Io ho avuto l'onore e l'onere ( si è infatti trattato di un lavoro piuttosto lungo e impegnativo) di realizzare il Portolano relativo alle coste siciliane con annesse isole e arcipelaghi , compreso quello di Malta, e le coste tirreniche della Calabria.
Il porto di Palermo
La casa Editrice ha in programma di realizzare delle App, suddivise per aree di navigazione (una per ciascuna area) in modo da completare l'opera con la parte elettronica, di certo molto utile in navigazione.



domenica 29 dicembre 2019

Ingresso al Rio Dulce




Le ragioni della recente fortuna del Río Dulce sono molte ma ve ne sono almeno tre preponderanti:
- La prima è che è l'unico ormeggio sicuro di tutto il Centro America a nord del 10° parallelo, nella stagione degli uragani; questo però non significa che sia completamente esente dal passaggio degli uragani, che invece colpiscono frequentemente queste regioni, ma la conformazione orografica fa sì che, nella zona in cui vi sono tutti i Marina, non abbiano mai gravi conseguenze.
- La seconda risiede nella bellezza naturale della regione, che se non può essere considerata incontaminata, è certamente ancora molto più naturale del resto dei Caraibi. .
-La terza, ma non meno importante, è che in Guatemala la vita ha ancora costi piuttosto bassi, e anche i servizi per la nautica, di anno in anno più completi, hanno prezzi ragionevoli, e certamente inferiori ad altre località caraibiche.
Il Río Dulce è dunque la porta dal mar Caraibico a quanto resta del mondo dei Maya nellinterno dellodierno Guatemala; una porta ampia solo in apparenza, perché la foce del più lungo fiume del Guatemala è perennemente ostruita da una barra sabbiosa che ne limita molto laccesso.
Le barche con pescaggio superiore a un metro e sessanta devono attendere le grandi mare, ma anche in questi casi, molto spesso, lunico modo per forzare la barra è quello di farsi trainare da una delle tante lance munite di potenti motori, che spesso aspettano al varco i viaggiatori del mare, per aiutarli, dietro un compenso medio di sessanta dollari statunitensi, ad entrare nel magico mondo del Río Dulce.
Dunque è fondamentale presentarsi all'ingresso un poco prima del culmine di marea, per attraversare la barra con marea montante; fondamentale conoscere con esattezza l'andamento delle maree. Per esperienza diretta quelle riportate sui diversi programmi di navigazione non sono precise, le migliori si trovano a questo link:



Risulta piuttosto difficile arrivare al momento giusto dopo una navigazione relativamente lunga; infatti arrivando da Est, ossia dalle Isla de la Bahia, lo scalo più prossimo alla boa d'ingresso si trova sull'isola di Utilia, e sono circa 100 miglia; arrivando invece da Nord, ossia dal vicino Belize l'ancoraggio e porto d'uscita di Placentia è distante poco più di 50 miglia; occorre però tenere conto che le alte maree migliori sono generalmente di mattina.
La maggior parte dei naviganti fa scalo a Lagarto (15°55' 70 N – 088°36' 11 W), un sorgitore situato nei pressi del Cabo Tres Puntas ben protetto sia da nord che dai venti orientali, ma completamente aperto a quelli di ponente. Bisogna tener conto che spesso nella notte e alle prime luci dell'alba si alza vento fresco da ponente, che alza una fastidiosa maretta e rende difficoltose le ultime dieci miglia per la boa d'ingresso, da percorrere a motore controvento.




Un alternativa è quella di proseguire fino all'Ensenada San Carlos ( 15°44' 36 N – 088°37' 43 W ) , vicina a Porto Barrios, l'ancoraggio è sicuro e protetto da tutti i venti, e la mattina seguente sarà facile percorrere le 10 miglia fino alla boa d'ingresso, con vento al traverso proveniente da terra.
Da escludere la bella insenatura di Graciosa ( 15°51' 16 N – 088°32° 24W ), ben protetta da tutti i quadranti, ma purtroppo non molto sicura per via che spesso è usata dai narcotrafficanti locali.


Giunti alla boa conica rossa (15°50' 17 N – 088°43' 90 W ) occorrerà assumere una rotta vera 225°verso il Wp 15°59'43 N – 088°44'46 W, la posizione della barra varia nel tempo, generalmente il punto più basso si trova dopo i due terzi del cammino ( circa 1,6 miglia), il fondo è fangoso e spesso è sufficiente fare arare un poco la chiglia con qualche scossone, poi si passa! Barche con pescaggio superiore ai due metri, anche con alta marea, è opportuno che si facciano trainare per non forzare eccessivamente il motore e superare indenni la barca, in alcuni casi è anche necessario farsi sbandare con una drizza da testa d'albero, in questo caso la lancia provvede allo sbandamento, e si procede con il proprio motore e la falchetta in acqua! Esperienza vissuta e devo dire non particolarmente piacevole.

Superata la barra ci si ancora di fronte al villaggio di Livingston in circa 2.5 metri d'acqua, con bandiera gialla a riva, e occorre attendere l'arrivo della lancia delle Autorità, per il disbrigo delle formalità d'ingresso; queste possono essere semplificate chiamando prima l'agenzia NaviServamar di Raul Morales (+502 55109104 , +502 79470888, naviservamar@gmail.com, raul.morales@servamar.com), che risulterà poi basilare per il rinnovo del permesso di navigazione in Guatemala.
Varcata linsidiosa foce il navigante resterà piuttosto sorpreso, perché la cittadina di Livingston, poche case di legno con tetti in lamiera e nessuna strada che la colleghi al resto del paese, non ha nulla del mondo Maya e neppure di quello di lingua spagnola.

Ancoraggio di Livingston
Garifuna
La popolazione di Livingston è, infatti, di pelle prevalentemente nera, sebbene non manchino alcuni dallincarnato più rossiccio, parla una lingua gutturale in cui a stento si possono riconoscere alcune parole mediate dallinglese; sono i Garífuna, etnia che ha colonizzato alla fine del diciottesimo secolo le isole della Bahia, parte delle coste dell’Honduras e la foce del Río Dulce in Guatemala.
Le teorie sullorigine di questo gruppo etnico e sul motivo per cui si trovino in questi luoghi sono svariate; una delle più accreditate è quella che si tratti di un gruppo di schiavi neri misti a indios Caribe deportati dagli inglesi dallisola di San Vincent poiché colpevoli daver aiutato i francesi nella guerra che vide le due potenze coloniali combattersi per il predominio delle acque dei Caraibi.
La storia - o forse più esattamente la leggenda - racconta che i prigionieri giunti in vista delle Isla de la Bahia (Honduras) si ammutinarono e riuscirono a sbarcare su quelle isole allora saldamente in mano a corsari e pirati di varie nazionalità, e da lì anche sulla vicina terra ferma.
La risalita del fiume è spettacolare, nel primo tratto s'attraversa uno stretto canyon dalle alte sponde ricoperte da un inestricabile foresta pluviale, il Rìo poi sfocia nel vasto e tranquillo lago di El Golfete.



L'andamento della corrente nel fiume segue la marea, a favore della risalita quindi a marea montante e contraria a marea calante, l'intensità della corrente non è comunque mai molto forte. I fondali del Rìo sono sempre ampiamente sufficienti, avendo cura, come in tutti i fiumi, di stringere nei tornanti nella parte interna della curva dove il fondo è sempre maggiore; più bassi i fondali di El Golfete, ma sempre sicuri.
Via via che si risale il fiume gli echi delle musiche Garífuna, si faranno sempre più lontani e sinizieranno a vedere pescatori dai tratti somatici caratteristici dei discendenti dei Maya muoversi con le loro sottili canoe lungo le sponde del fiume.
Ogni dubbio si scioglierà quando, ormeggiata la barca in uno qualsiasi dei numerosi Marina che affollano il punto in cui El Golfete si unisce al grande lago Izabal, si sbarcherà nellesplosione di colori, odori e rumori della via centrale del villaggio di La Frontera.

Le prime avvisaglie del mondo e della cultura Maya appariranno con prepotenza, annunciate dalle donne basse e solide, vestite con costumi tradizionali, che dai tanti banchi e negozi che saffacciano ai due lati dellanimatissima arteria, offriranno tortillas, pollo frito, verdure, stoffe e cento altre mercanzie.
Niente di più facile che trovare un adeguata sistemazione per la barca sia per un breve soggiorno che per una sosta più lunga in acqua o anche a terra, Marina e cantieri hanno avuto negli ultimi anni una proliferazione esponenziale e il Río Dulce sta conoscendo un momento di grande prosperità proprio grazie al turismo nautico, alimentato in particolare modo da nord americani, statunitensi e canadesi; non mancano però i sempre presenti francesi, e qualche barca italiana!

Le situazioni per una sosta in acqua sono molteplici, tutte molto sicure e con discrete attrezzature,
personalmente ho sempre trovato molto piacevole il 

Marina Hacienda Tijax 

Il Jonathan a Tijax Marina
Il complesso, con alle spalle una ampio comprensorio di piantagione di albero della gomma e foresta pluviale, è gestito da Eugenio Gobbato, un italiano molto ospitale.
Per lunghe soste con la barca a terra e con la possibilità di eseguire lavori anche importanti, vi sono due principali possibilità:
Ram Marina

Alaggio del Jonathan a Ram Marina
Dispone di ampi piazzali per lunghe soste, maestranze interne (non sono permessi interventi di personale esterno salvo eccezioni certificate dal marina), un negozio di articoli nautici discretamente fornito (Tutto materiale West Marine), travel liftt (non adatto ai grandi catamarani), capannone in cui è possibile ricoverare barche con albero armato per lavori di pitturazione ( il Rio Dulce è molto piovoso e certi lavori fatti all'esterno possono risultare particolarmente lunghi e complessi), in sostanza un Marina di stile statunitense, a prezzi che di anno in anno lievitano!

Nana Juana Marina
Alaggio del Jonathan a Nana Juana Marina

Il Marina fa parte di un vasto complesso resort con molti buoni servizi alberghieri, è possibile sia la sosta in acqua che quella a terra, il sitema di alaggio con carro consente di mettere a terra anche catamarani di grandi dimensioni. Non ci sono maestranze interne, ma diversi artigiani esterni approvati.




martedì 8 novembre 2016

Portolano - Piriapolis in Uruguay

Estratto tratto da "In Fuga da Buenos Aires a Trinidad" di Luigi Ottogalli, edizione il Frangente 2012




Il porto di Piriapolis, collocato sulla foce dell'estuario del grande Rio de La Plata, in Uruguay, è a buon diritto uno di quei nodi topici in cui s'incrociano le rotte dirette verso il Sud del Mondo (Patagonia, canale di Beagle, Canale di Magellano, Cabo de Hornos) con quelle più modeste che s'addentrano nel Rio de La Plata o salgono verso il Brasile.  È dunque un luogo privilegiato per gli incontri tra i più avventurosi girovaghi dei mari, quelli che sono usciti dalle comode rotte galleggianti nella fascia degli alisei.
Piriapolis
34°52’27S – 055°16’43W
Ultima visita nel 2009.

L’argentino Francisco Piria, sognatore, utopista, appassionato d’alchimia ed esoterismo, fondò nel 1893, dal nulla, la città di Piriapolis, sulla costa orientale del Rio de la Plata.
L’argentino Francisco Piria, sognatore, utopista, appassionato d’alchimia ed esoterismo, fondò nel 1893, dal nulla, la città di Piriapolis, sulla costa orientale del Rio de la Plata.
L’idea del señor Piria era quella di una città-vacanza modello, destinata prevalentemente alla ricca clientela argentina che già allora prediligeva le coste uruguagie per le proprie vacanze.
Prima della sua morte riuscì a completare l’elegante Rambla de los Argentinos, il sontuoso Grand Hotel Argentino in stile floreale-eclettico, il castello Piria in stile neogotico-floreale e l’intero piano di lottizzazione.
Dopo la sua scomparsa il progetto si arenò, ma la città attuale è stata realizzata secondo i piani urbanistici del suo ideatore, sebbene sia venuto a mancare lo stile architettonico unitario immaginato dal poliedrico señor Piria.
Durante tutto l’anno l’attuale Piriapolis è una tranquilla cittadina un poco dimessa, che improvvisamente si risveglia da novembre a febbraio quando è presa d’assalto dalle famiglie di argentini che non possono permettersi la vicina ma più ricercata e costosa Punta del Este.

Per i naviganti

Il principale motivo d’interesse per il navigante è il Puerto Deportivo di Piriapolis, al cui interno vi sono le strutture del marina meglio attrezzato di tutto il Rio de la Plata.
La posizione del Puerto di Piriapolis, collocato alla foce del Rio de la Plata, è infatti strategica per le barche che scendono verso il Grande Sud, o che da lì ritornano nei climi più dolci del Nord.
È anche un buon punto di sosta per coloro che intendono addentrarsi nel grande estuario.
Il porto è protetto dai freddi e forti venti di sudovest da una lunga diga foranea. Un secondo molo, di recente costruzione, assicura il ridosso da ovest nordovest, facendone lo scalo meglio protetto di tutta la costa orientale del Rio de la Plata.
Il marina dispone di circa sessanta ormeggi in acqua e di un ampio piazzale completamente lastricato per la sosta a terra.

L’alaggio e il varo sono assicurati da un enorme travel-lift da 90 tonnellate, il più grande di tutto il Rio de la Plata e probabilmente di tutte le coste americane a sud dell’equatore.
Questo travel-lift è un’eredità di quando la regata attorno al mondo Whitbread faceva scalo nel vicino porto di Punta del Este, pertanto è piuttosto “anziano” e di tanto in tanto palesa gli acciacchi degli anni. Ma il flemmatico Walter, che è il direttore del marina e anche il manovratore del grosso mostro, con calma e pazienza lo riporta sempre a un eccellente stato di funzionamento.
Di norma non sarebbe consentito vivere a bordo delle barche poste in secco, ma Walter chiude sempre un occhio, e anzi, quando ci sono ispezioni dalla direzione di Montevideo, avverte tutti di togliere gli evidenti segni di vita a bordo, come ad esempio i panni stesi, e di dimostrarsi molto indaffarati nei lavori di manutenzione!
Nella stagione estiva il porto è congestionato dalle barche argentine, ma una sosta in quel periodo consente di stringere amicizie. Gli argentini sono di norma molto aperti e cordiali, e potranno tornare in seguito molto utili quando ci si dovrà districare per trovare un buon ormeggio a Buenos Aires.

Piriapolis offre un’eccellente scelta di rifornimenti alimentari (il supermercato Devoto, un mercato del pesce e tanti piccoli negozi d’alimentari) diversi buoni artigiani (meccanici, fabbri e carpentieri) e molti negozi di ferramenta. Inoltre mi è giunta notizia dell’apertura (2011) di un ship chandler gestito dal signor Alejandro Martin; il negozio si troverebbe in una delle piccole ville della rambla che dal porto conduce al centro e pare sia particolarmente ben fornito di antivegetative e pitture in generale. In alternativa ci si deve recare a Montevideo, che è raggiungibile in circa un’ora e mezzo di bus.
Piriapolis è anche porto franco e pertanto è possibile farsi inviare materiale dall’estero esentasse, indicando chiaramente che è destinato a una barca in transito.In tutto l’Uruguay le pratiche doganali sono molto semplici e le barche possono sostarvi per un periodo illimitato; se però si fermano più di nove mesi consecutivi dovranno pagare una modesta tassa.

domenica 2 ottobre 2016

Il PORTO DI BUENOS AIRES

Con un salto più a Sud, proseguo la pubblicazione delle schede del Portolano tratte dal mio libro "Il Portolano Raccontato. In Fuga da Buenos Aires a Trinidad", edito nel 2012 da il Frangente e ora esaurito. e sostituito da:


Queste schede, ormai piuttosto datate e obsolete, vanno considerate solo come un indicazione di massima per chi volesse avventurarsi fino a qui, e so già che saranno pochissimi, o per chi ama avere informazioni su questi luoghi.
Buon approdo "virtuale" a Buenos Aires!


Buenos Aires
34°35’39S – 058°20’57W
Ultima visita nel 2009.

Buenos Aires offre diverse possibilità di ormeggio ai moderni girovaghi degli oceani.
La nautica da diporto e la vela in particolare sono di fatto molto diffusi. Nell’area di Buenos Aires si calcola che vi siano circa settantamila barche di cui la maggior parte a vela! Esistono però pochi marina, ma abbondano i club privati, che oltre ad offrire l’ormeggio, sono dei veri punti di aggregazione sociale.
La maggior parte dei club è situata lungo il Río Lujan (34°26’80S – 058°30’30W) e nella sua parte alta che è il Delta del Tigre. Molti meno sono quelli situati all’interno del perimetro della capital federal.
L’accoglienza offerta dai vari club non è omogenea, poiché dipende dalle decisioni del Consiglio Direttivo dei soci e pertanto può cambiare con molta facilità al mutare del consiglio stesso o all’elezione di un nuovo presidente.


Buenos Aires vista dal largo de il Rio de la Plata

Per fare un esempio: quando arrivammo a Buenos Aires, vicino al Centro Naval de Nuñez, dove trovammo una splendida ospitalità, vi era il Club C.U.B.A. che invece non accettava la presenza di barche straniere. Quando partimmo quasi due anni dopo, il C.U.B.A. aveva predisposto alcune boe gratuite, anche per lunghi periodi, per le barche straniere in transito, e il club in cui stavamo noi, pur accogliendo le barche straniere, non permetteva più di viverci a bordo.
È consuetudine di tutti i club concedere un periodo di sosta gratuito “di cortesia”, che può variare da pochi giorni a periodi più lunghi. La regola è spesso flessibile e dipende dalle capacità contrattuali, vedi anche appoggi e amicizie, che si possono avere presso il Consiglio Direttivo, che sempre deve ratificare l’accettazione di una barca straniera in transito.
Gli impianti e le attrezzature sono molto diversi: dai club più semplici, in cui l’ormeggio è prevalentemente su boe, a quelli più lussuosi e sofisticati dotati di pontili fissi, piscine, ristoranti, palestre e perfino campi da golf. Tutti, però, hanno un’area attrezzata con griglie dove preparare l’asado 27 a cui nessun argentino può rinunciare!


 Pochi sono i club che dispongono di travel-lift per alare le barche a terra; di quelli che ne avevano di grandi dimensioni al momento della nostra visita menziono: il C.U.B.A. nella capital federal 34°32’18S – 058°27’08W; il Club San Isidro e la sede di San Fernando dello Yacht Club Argentino, entrambi sul Rio Lujan. Anche in questo caso, per poter usufruire del servizio di alaggio occorre il beneplacito del consiglio del club.28 Al navigante che arriva per la prima volta a Buenos Aires conviene recarsi direttamente al Puerto Norte percorrendo l’ampio Canale Norte, che nonostante il traffico di grandi navi, è il più facile.
Dopo aver superato le due dighe d’ingresso ed essere entrati nell’Antepuerto Norte, sulla sinistra troverà la sede centrale del prestigioso Yacht Club Argentino - Y.C.A. - in cui le barche a vela straniere hanno sempre diritto a una settimana di “cortesia” gratuita.
La sede del club è immediatamente riconoscibile per la presenza degli alberi delle numerose imbarcazioni ormeggiate e dell’imponente costruzione a torre, in stile Art déco, della club house.
L’ingresso al bacino è sbarrato da un ponte su barche: occorre chiamare il club - canali VHF 16/71 - per sollecitare un amarre 29 di cortesia, e attendere che il ponte sia fatto ruotare per liberare il passaggio.
Le barche in transito si ormeggeranno al centro del bacino su due gavitelli, uno di prua e l’altro di poppa. Gli amarres ai pontili sono riservati ai soci. Per scendere a terra è attivo tutte le 24 ore un servizio navetta che può essere richiesto chiamando la guardia con il VHF: lancia (pronunciare lanzia) por el (nome barca) por favor”.
L’Y.C.A. è il più antico club argentino, fondato a Mar del Plata nel lontano 1882.
In tutta l’area del club si respira un’atmosfera d’altri tempi: al tramonto e al sorgere del sole si svolge il rito dell’ammaina e dell’alza bandiera, e se di fronte al club transita una nave della Marina Militare argentina un piccolo cannone spara a salve!
L’interno del bell’edificio della club house è in perfetto stile old navy: boiseries in mogano, ottoni lucidati, poltrone e divani in cuoio capitonné, bellissimi modelli di yacht dei soci, folti tappeti e luci soffuse.
In quest’ambiente rarefatto si muovono discreti camerieri in impeccabili giacche bianche, cortesi verso l’anonimo ospite come se fosse uno dei soci più importanti! E dettaglio di non trascurabile importanza, vi è servita una raffinata cucina a prezzi competitivi rispetto a una media botega 30 del centro storico!
Dall’Y.C.A. è sufficiente percorrere poche centinaia di metri per trovarsi nel cuore di Buenos Aires, ed è anche molto semplice svolgere le pratiche d’ingresso. Sia gli uffici dell’immigrazione che la Prefectura sono raggiungibili a piedi, mentre per la dogana, che si trova nel quartiere della Boca, bisognerà prendere un taxi. Il club fornirà le indicazioni necessarie per trovare i diversi uffici.
Comodamente sistemato all’Y.C.A., il navigante potrà con tranquillità trovare tutte le informazioni su dove sarà opportuno e possibile fermarsi. Prendendo un treno alla stazione del Retiro gli sarà facile recarsi a San Fernando e a San Isidro, sul Río Lujan, dove si trova la maggior parte dei club, per visitarli, valutarli e prendere accordi.
Per andare dal Puerto Norte ai club del Río Lujan ci sono due possibilità: una breve e difficile, l’altra lunga e facile!
La via più breve è seguire la linea della costa utilizzando il Canale Costanera, con un percorso di circa dodici miglia. Il canale è segnalato, ma in modo poco chiaro, e le barche che pescano più di 1,80m possono transitarvi solo in alta marea. La prima volta sarebbe opportuno farsi accompagnare da un esperto o seguire un’altra barca che già conosce il cammino.
Molto più semplice, ma anche più lungo - tutto il tragitto è di circa trenta miglia - è navigare sul profondo e ben segnalato Canale Mitre, entrare nella foce di Rio Paraná, risalirlo per un breve tratto, quindi ridiscendere al Rio Lujan seguendo il Canale Vinculation.
Questa navigazione può benissimo essere fatta senza una guida esperta, e il tratto del canale Vinculation, che si snoda nella vegetazione del Delta, è molto bello.
Vicino all’Y.C.A. c’è un’altra possibilità d’ormeggio: lo Yacht Club Puerto Madero. Vi si accede dalla darsena Norte mediante uno stretto canale, chiuso da un ponte girevole che viene aperto su richiesta del club. Anche in questo caso bisogna chiamare il club (VHF Ch 16/71) per farsi aprire il ponte.
È più un marina che un club, e in questo senso è più semplice poiché non è necessario essere accettati, basta che vi sia posto. Di contro è più costoso dei club e generalmente non concede periodi gratuiti di “cortesia”.
Situato in una posizione ancora più centrale dell’Y.C.A., è perfetto per vivere appieno la città. Noi vi sostammo per più di un mese poiché, tramite un socio nostro amico, ottenemmo un amarre di cortesia: la cortesia consisteva nell’averci concesso l’ormeggio alla stessa tariffa dei soci.
A Buenos Aires è possibile trovare qualsiasi attrezzatura nautica in due catene di ship chandler, Baron e Costanera, e commissionare ogni tipo di lavoro: meccanica, carpenteria, vele, eccetera; il tutto a costi che nel periodo in cui vi sostammo erano molto convenienti. Da recenti informazioni pare però che questo non sia più vero, anche in virtù del cambio meno favorevole.


domenica 25 settembre 2016

UN PORTOLANO - PORTO DI SALVADOR DE BAHIA

Questa scheda è tratta da : "Il Porotolano Raccontato - In fuga da Buenos Aires a Trinidad" edito da il Frangente nel Luglio de 2012, il libro è ora esaurito ed è stato sostituito da 


Il nuovo libro, ampliato con nuovi racconti, narra la medesima rotta, ma in modo più letterario, e privo delle schede tecniche che essendo datate non hanno più la pretesa dell'esattezza, ma tuttavia possono sempre rappresentare un utile indicazione per chi volesse navigare in queste affascinanti regioni!


Salvador de Bahia.

Posizione: 12°58'02 Sud – 38° 31'09 West
Ultima visita nel 2009

Collocata sulla sponda nord della Bahia dos Todos os Santos, a due miglia e mezzo dalla barra d'ingresso, è la città più africana di tutto il Brasile, il 75% della popolazione è, infatti di colore.
Il navigante che vi arrivi dalle coste dell'Africa, ossia secondo la rotta più comunemente battuta, potrebbe pensare che tutta la lunga traversata sia stata solo un sogno, in realtà all'arrivo gli sembrerà di non essere mai partito!
I colonizzatori Portoghesi, ma Salvador alle sue origini fu anche molto frequentata dagli Olandesi, pensarono bene di costruire le loro residenze su di una collina che s'affaccia ad una falesia a strapiombo sulla zona più bassa del porto. Nacque cosi la Ciutade alta, di cui oggi rimane l'antico quartiere barocco del Pelourinho.
In virtù della sua posizione elevata, la Ciutade alta era sempre rinfrescata da fresche brezze e sufficientemente lontana dai miasmi della zona portuale dove si trovava il centro di raccolta degli schiavi neri. Nel corso del tempo la Ciutade baixa sviluppò un'urbanizzazione a vocazione prevalentemente commerciale, che ancora conserva.

Il Mercato Modelo e l'Elevador La Cerda

Dal Pelourinho, che è collegato alla città, bassa con un’ardita opera d'ingegneria, l'Elevador Lacerda, si ha una vista spettacolare su tutta la baia e sulla prospiciente isola d’Itaparica.
Con gli occhi dell'immaginazione è possibile sostituire i cargos alla fonda con tanti galeoni, le barche a vela attraccate nel porto turistico con agili golette, togliere qualche costruzione moderna, fare finta che le auto siano carrozze, e si avrà un'immagine di come doveva essere ai suoi tempi d'oro Salvador e la su Bahia!
Oggi Salvador è una grande e complessa metropoli di oltre otto milioni d'abitanti che si estende anche sulla costa atlantica con alcune famose e frequentatissime spiagge, ma il centro della vita ed i luoghi più affascinanti restano quelli attorno al porto e sulla collina del Pelourinho.

Per i naviganti:

Il Porto di Salvador accoglie il navigante con un lungo frangiflutti che si protende dalla costa descrivendo un ampio arco verso Sud-Ovest, subito al suo interno un isolotto circolare, su cui sorge l'imponente struttura difensiva settecentesca del Forte Marcelo, protegge la zona destinata alle barche da diporto. L'approdo turistico vero e proprio, che è gestito dalla Municipalità, è situato vicino alla vecchia Stazione Marittima, ed offre dei discreti ormeggi su due pontili galleggianti.
Per ragioni che non saprei spiegare cambia spesso nome, l'ultimo che conosco è Sudesb, quello di due anni prima era Cenab.

il Jonathan alle boe del "Gatto" 

La principale attrattiva dell'approdo turistico è quella d'essere situato nel cuore della città: uscendo dalla recinzione, sempre sorvegliata, ci si trova immediatamente nella piazza del Mercado Modelo, pochi passi e si può prendere l'Elevador per recarsi al Pelourinho. Gli uffici per fare le pratiche d'ingresso sono tutti raggiungibili a piedi: sulla sinistra, nella zona del porto commerciale l' Alfandega (la Dogana) e la Policia Federal (Immigrazione), sulla destra con una breve e piacevole passeggiata si arriva alla Capitania do Porto, che ha sede in un elegante edificio coloniale dalle pareti bianche decorate con stucchi azzurri.
Teoricamente di fronte ai due pontili galleggianti vi è una zona di libero ancoraggio, ma è perennemente occupata da imbarcazioni locali, e le poche boe libere, di tenuta precaria, sono gestite da un curioso personaggio di nome “Gatto” che si fa pagare senza garantire nulla!
Il Porto Turistico, oltre all'ormeggio, con acqua ed elettricità ed un rassicurante servizio di sorveglianza armata, non offre altri particolari servizi, tuttavia è possibile farsi ricaricare le bombole del gas, comprese le Camping Gaz, consegnandole alla portineria. Saranno restituite piene in un paio di giorni.
Sui pontili del Porto Turistico si aggira sempre un altro divertente personaggio: Marcelo, che ha origini napoletane da parte di madre. Una bella ed esplosiva miscela: Bahia e Napoli!
Marcelo offre i suoi servizi per risolvere qualsiasi tipo di problema sia tecnico che logistico, di persona non fa nessuna riparazione, ma ha una rete d’artigiani e conosce ogni luogo ove trovare il materiale necessario. Può essere molto utile, ma bisogna prenderlo con una certa attenzione, ha, infatti, la tendenza a voler essere sempre il più furbo, e cerca di ricaricare oltre il dovuto i servizi resi.

I pontili visti dal lato dell'Elevador La Cerda

Del resto a Salvador, con un poco di pratica, si riesce a reperire qualsiasi articolo tecnico nel quartiere della Calzada, e si può trovare chi sia in grado di riparare ogni cosa!
I Bahiani sono, poi, ferratissimi in elettrotecnica ed in elettronica, discipline che gli servono per costruire i famosi trioelettrico, i grandi camion pieni d'altoparlanti che girano per le vie durante il periodo del carnevale diffondendo musica a volume inimmaginabile. E' quindi facile trovare sia componenti elettroniche che persone in grado di riparare computer, ed altri strumenti del genere. Al Pelouirinho vi è un’intera via di negozi che vendono materiale elettronico, e chiedendo li, sarà quasi sempre possibile trovare una soluzione, anche economicamente vantaggiosa ai propri problemi “elettronici”!

Sempre vicino all'approdo turistico, vi sono diverse stazioni della capillare rete di bus che serve tutta la città.