sabato 2 ottobre 2010

Ma i caraibi sono un paradiso?

Le isole Caraibiche, ed in particolare le Piccole Antille - perché il termine Caraibi individua una zona molto vasta con caratteristiche diverse e spesso contrastanti - sono il sogno nel cassetto di molti velisti nostrani, che anelano a questi luoghi come ad un "paradiso tropicale", accarezzato perennemente da un gentile aliseo, che rinfresca isole orlate da bianche spiagge e fa cantare sommessamente i “cocotiers” che le ombreggiano.

Tutta una letteratura dell'esotico ci ha abituati ad immaginare questi posti come luoghi in cui la vita possa scorrere facile, serena ed economica, con copiose battute di pesca, semplici scambi commerciali al limite del baratto, scoperta di angoli poco conosciuti, ed ancora con la natura incontaminata, rapporti idilliaci con il giovane mulatto che verrà sotto bordo per proporci le sue aragoste ad un prezzo irrisorio, od anche perché no, qualche facile avventura con bellezze mozza fiato color cioccolata .
Tutto questo, se mai è esistito, fa parte di un passato lontano e sopravvive appunto, solo nelle speranze e nei sogni.
Della indubbia bellezza naturale di questi luoghi, se ne sono ormai accorti in molti, e non solo appassionati velisti, ma anche e sopra tutto agguerriti “Tour Operetor”, e le Società Armatrici delle grandi navi da crociera che trasportano migliaia di disincantati turisti nei “paradisi tropicali”.
Il fortunato velista europeo che riuscirà a coronare il suo sogno, compiendo la traversata atlantica in direzione delle Piccole Antille, con la su barca o con una delle tante che “charterizzano”  ogni anno questo passaggio: scoprirà ben presto che l'Aliseo, dal nome cosi evocativo e benevolo, è in realtà un vento assai subdolo e capriccioso: dapprima si negherà ostinatamente giocando a nascondino con il velista che dovrà andarlo a scovare a volte molto più a sud ed altre molto più a ovest di quanto la letteratura gli aveva insegnato.
Arrivato in prossimità della tanto desiderata meta, il nostro ne assaggerà presto gli umori neri che si manifesteranno con “grain” ( groppi) rabbiosi accompagnati da vento impetuoso e da diluvianti scrosci di pioggia, questi ultimi dapprima saranno benevolmente accolti, ma alla lunga....
Dopo il magico atterraggio alla "terra promessa", immaginiamo che questa sia la bella isola della Martinica, bordeggerà lungo la verde costa distinguendone con sempre maggiore precisione i contorni ed assaporando a piene narici i caldi ed esotici effluvi emanati dalla terra umida e dalla rigogliosa vegetazione.
Il nostro velista che avrà evitato abilmente le innumerevoli nasse mal segnalate, dei pescatori d'aragoste, farà quindi il suo trionfale ingresso nel “Gran cul de sac du Marin” (liberamente tradotto in La grande baia chiusa del Marinaio), qui si troverà di fronte ad un immenso specchio d'acqua protetto da ogni lato: ma l'acqua la vedrà a fatica tra uno e l'altro dei tanti scafi alla fonda.
Quasi impossibile poi pensare di trovare un comodo posto in banchina in uno dei due marina presenti, per prendere il meritato riposo dalle fatiche dell'impresa appena compiuta. I posti saranno quasi tutti occupati dalle barche delle diverse compagnie di “charter” o da quelle dei fortunati o più previdenti che gli avranno riservati per tempo, se poi anche trovasse un pertugio in cui infilare la poppa della sua barca scoprirebbe ben presto che gli chiederanno i medesimi euro, tanti, a cui era abituato nel mare di casa.
Ma non sarà il caso di perdersi d'animo per cosi poco, il nostro proseguirà poi la sua crociera verso sud per raggiungere le perle delle Piccole Antille, le tanto vagheggiate Grenadine, in cui ne è profondamente convinto, troverà finalmente le condizioni che sempre aveva sognato.
Se sarà fortunato, ossia se l'Aliseo sarà cosi generoso da soffiare da Nord Est, veleggerà verso sud divertendosi come non mai ad attraversare a velocità sostenuta i canali. Se invece l'aliseo sarà dispettoso e soffierà da Sud Est, dovrà bolinare come un matto, per contrastare anche la corrente che porta a ovest, ma tutto questo fa parte del gioco e sarà ancora contento.

La boa d'ingresso di Marigot Bay

Scendendo lungo le isole probabilmente si fermerà a Marigot Bay anche perché non potrà proprio mancarla, una bella boa rossa con scritto il nome della baia a grandi caratteri bianchi gli indicherà in modo inequivocabile l'ingresso, se mai non riuscisse a trovarlo da solo! 

Molto probabilmente già nei pressi della boa verrà raggiunto da una veloce piroga con a bordo alcuni simpatici ragazzi di colore che parlando un approssimativo italiano gli offriranno di prendere una gavitello. Il nostro divertito dalla curiosa parlantina e lusingato dall'essere stato immediatamente riconosciuto quale appartenetene al famoso popolo di “santi, poeti e navigatori”, contratterà la boa per un prezzo molto alto, anche perché non vedeva nessun altro luogo ove fermarsi tanto il canale d'ingresso al “marigot” vero e proprio era gremito di barche d'ogni tipo e dimensione.
Saldamente ormeggiato al gavitello acquisterà poi dai simpatici ormeggiatori, vari cappellini di foglie di palma intrecciate, collanine di finti denti di pescecane ed altre amenità di questo tipo, gli ormeggiatori dopo avergli venduto quante più paccottiglie possibili in cambio di soldi veri - esattamente il contrario di quanto avveniva ai primi Conquistadores che cedevano perline di vetro per vere pepite d'oro -, ed incassato il prezzo della boa, s'allontaneranno con grandi saluti, senza rilasciare nessuna ricevuta.
Peccato che più tardi arriverà un motoscafo con i “Ranger”, in impeccabile uniforme, che dietro regolare ricevuta gli faranno ripagare una seconda volta la boa!
E cosi via di seguito, da perla in perla, da baia sovraffollata a baia completamente piena, da boa in boa sempre più cara, da balzello doganale a balzello doganale, fino ad arrivare all'apice del “paradiso Tropicale” i decantatissimi “Tobago Kays”.

Tobago Kays
Qui giunto, dopo un ingresso da infarto tra i reef corallini, si troverà in un ampio ed incantevole atollo, e vedendo che potrà scegliere tra i numerosi gavitelli o dare la propria ancora, ma rigorosamente a lato di una delle tante barche presenti, perché lo spazio è limitato e bisogna adattarsi, naturalmente stanco di pagare ormeggi si risolverà per l'ancora, ma non avrà ancora ultimato la manovra che già al suo fianco vi sarà il motoscafo dei Guardia Parco, consueto passaggio di dollari e di ricevuta ufficiale.
Un tempo ai Tobago si poteva stare quanto si voleva, non vi era però nessuna possibilità di approvvigionarsi, se non acquistare qualche aragosta dai pescatori locali, ora il nostro vedrà che non potrà rimanervi per più di tre giorni, in compenso potrà avere tutti i rifornimenti che desidera, compreso il croissant ed il quotidiano del giorno ogni mattina, pagando naturalmente un'ingente somma ai “boat boy” che fanno continuamente la spola, sulle loro veloci piroghe, dai Tobago alla non lontana “Union Iland”.
La realtà purtroppo è che le Piccole Antille sono divenute una meta di crociera troppo facile e troppo sfruttata, è infatti molto semplice noleggiare una barca in loco e scorrazzare tra le isole esattamente come si farebbe tra quelle del più nostrano Egeo.

 Molti poi dopo aver portato la barca fino a li (od essersela fatta portare...), vi rimarranno per diversi anni lasciandola durante la stagione degli uragani in uno dei luoghi sicuri che si trovano nella parte più meridionale dell'arcipelago.
Il risultato è che tutte le Isole sono affollate da croceristi più, o spesso meno esperti, i navigatori sono merce rara ed è anche difficile idistinguerli, tutti si confondono nella massa e l'individualità si perde, gli incontri che sono una delle cose più belle del viaggio per mare, abbastanza rari, è possibile restare per giorni a fianco di un'altra barca scambiandosi tuttalpiù un distratto cenno di saluto.
I “Resort” lussuosi e le crociere delle grandi navi hanno poi fortemente contribuito alla lievitazione dei prezzi ed hanno generato servizi sempre più esclusivi.
Le Grenadine assomigliano sempre di più ad un grande villaggio turistico in cui è necessario muoversi con la carta di credito sempre pronta.




2 commenti:

  1. ottimo il blog così! bravo, vedi che non hai avuto noie a renderlo parecchio più chiaro ed anche accattivante..

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  2. Ho sentito dire la stessa cosa da molti (troppi) altri navigatori.
    E' davvero un peccato che questi posti si siano ridotti così.
    Ci sono altri posti nel Caribe dove le cose sono un po' meglio?

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