martedì 30 luglio 2013

il Libro di un Blog


Il blog, “i Viaggi del Jonathan” s'è trasformato in un libro!

114 pagine interno a colori
Rientrato dall'ultimo periodo di viaggio con il Jonathan, mi resi  conto di non avr salvato,  tutti i testi dei post pubblicati sul blog in questi anni. 
 Poichè nessuno riuscirà mai a convincermi che tutto quanto custodito nella nuvola del web, non possa scomparire come per incanto da un momento con l'altro, decisi di salvarli tutti e metterli in fila in ordine cronologico dall'inizio.
 Guardando il risultato m'accorsi di una cosa sorprendente; in un blog il primo post che appare è sempre il più recente, in questo modo il lettore perde spesso la prospettiva temporale, che invece, è molto importante, e che viene perfettamente restituita dalla semplice operazione di riordinare i testi al contrario di come si leggono nel blog stesso.
 Da li, è stato breve il passo, a rivedere e limare tutti i testi, impaginarli con l'inserimento di immagini significative, aggiungere qualche nota e collegamento, in pratica a comporre un libro fotografico: Il Libro di un Blog!
 Da tempo ero anche attratto dai processi di auto-pubblicazione; era questa una buona occasione per provarli su di un prodotto fondamentalmente destinato a me medesimo.
Il risultato è stato decisamente superiore alle mie aspettative, sia dal punto di vista materiale (grafica, tipo di carta, risoluzione delle foto a colori, ecc...) che da quello dei contenuti, cosi che ho pensato di metterlo in vendita, al prezzo minimo consentito, sul sito de: il miolibro.it
dove è anche possibile visualizzare le prime pagine in anteprima.

 

Non era però un operazione sufficiente, non potevo pensare di costringere i miei lettori a comperare un libro per avere il piacere di leggere il blog, senza soluzione di continuità e nel corretto ordine cronologico, quindi ho creato e editato un ebook (formato epub) che può essere scaricato gratuitamente da qui.

 L'ebook è in tutto e per tutto identico all'edizione cartacea, salvo che per il minor numero di foto inserite, tre contro le quarantotto del libro “vero”. La scelta è stata un percorso obbligato dalla difficoltà di trasformare in epub una grafica con molte foto a colori, che in ogni caso avrebbe reso la lettura e la gestione difficoltosa su molti lettori.




 Il libro è costituito dai post principali apparsi dalla creazione del blog dal 4 di maggio del 2008, al 5 di luglio del 2013, per avere una seconda versione di "Il Libro di un Blog" bisognerà aspettare altri cinque anni di viaggi!

mercoledì 17 luglio 2013

Isola di Providencia, tra pellegrini e pirati.

Providencia, o meglio " Isla de la Divina Providencia" perché fu la Divina Provvidenza a guidare fin a questa sperduta isola caraibica, almeno così lo credettero, gli ottanta pellegrini Ugonotti inglesi e scozzesi, che qui giunsero per sfuggire alla persecuzione di Re Carlo Stuart.
Quando s' imbarcarono nel 1602 sulla Seaflower, il loro pio l'intento era quello di creare un mondo puro e utopico in cui vivere secondo i dettami del loro credo.
Gli ottanta pellegrini, tutti maschi, ( le donne le avrebbero fatte arrivare a sistemazione avvenuta) si resero ben presto conto delle difficoltà di coltivare la montuosa e selvaggia isola caraibica, e dapprima si fecero inviare numerosi schiavi negri dalla vicina Jamaica, in seguito pensarono che fosse più semplice e redditizio pirateggiare i ricchi galeoni spagnoli che da li dovevano passare per raggiungere, carichi d'oro e d'argento l'Habana, prima d'intraprendere la traversata di ritorno in Spagna. 


Del resto gli Spagnoli erano papisti e quindi loro naturali nemici, Dio avrebbe sicuramente benedetto le loro imprese; e probabilmente questo avvenne perché  gli inviò Henry Morgan, che non poco contribuì alle fortune piratesche dell'isola.
Tra alterne vicende la storia piratesca di Providencia si protrasse fino alla metà del settecento, quando l'Inghilterra cedette definitivamente l'isola alla Spagna.
In seguito Simon Bolivar, El libertador annesse l'isola alla Grande Columbia; oggi Providencia è sotto la sovranità della Colombia, sebbene il Nicaragua ne rivendichi la territorialità.

La punta di Santa Catalina

L'ancoraggio, Naso Blu dell'amico Andrea sta salpando per il Guatemanla

In realtà quello di Provincia è un piccolo arcipelago, le isole infatti sono due;  la minuscola Isla di Santa Catalina e la più grande Isla di Providencia  (sulle carte nautiche è spesso indicata come: Old Provvidence), tra le due vi è uno stretto canale che s'allarga in un buon ancoraggio protetto dai venti dominanti che spirano sempre dal settore est.
Ancoraggio sicuro, su poco fondo buon tenitore, ma di certo molto ventoso, tanto da rendere spesso difficile lo sbarco con il tender.
Questi piccoli fastidi sono ampiamente compensati dal paesaggio che circonda lo specchio d’acqua; verdi foreste su morbidi declivi, in cui spiccano isolati i tetti colorati di  una tipica architettura caraibica di stampo anglosassone.


Si perché nonostante si parli anche lo spagnolo, sia la lingua che lo stile di vita sono chiaramente anglosassoni, ma la durezza tipica di queste popolazioni è ampiamente stemperata dal colore della pelle e dalla cordiale disponibilità degli abitanti di Providencia.
Una domanda sorge spontanea al viaggiatore appena un poco curioso, che si fermi alcuni giorni in questa bella e veramente "isolata" isola caraibica:
Di che economia vivono  i quasi seimila abitanti, tutti meticci (più o meno tendenti al marron scuro), che apparentemente se la passano discretamente bene, in un luogo dove il costo della vita non è molto dissimile da quello di un paese europeo?




Il territorio montagnoso e vulcanico non è di sicuro l'ideale per grandi coltivazioni, e di questo se ne accorsero fin da subito il pellegrini inglesi e scozzesi, rimane la pesca e recentemente un certo sviluppo turistico, sebbene abbastanza modesto.
Anche le entrate della pesca hanno negli ultimi anni subito un forte calo; la Columbia è infatti stata costretta, da una sentenza della Corte Internazionale dell'Aia, a cedere al Nicaragua la sovranità sulle acque dei pescosi banchi prossimi appunto alla costa del Nicaragua.
I pescatori di Providencia si limitano ora ad una pesca appena sufficiente alle esigenze locali, nelle acque attorno all'isola, e ricevono dal governo un sussidio pari a circa seicento euro al mese, che se si pensa che tutti hanno un piccolo orto, che la natura e il clima sono generosi, le case in legno semplici ma decorose ed economiche, sono certamente sufficienti a una vita più che dignitosa.
Volendo poi essere maligni, ci si può domandare che cosa trasportino i numerosi piccoli aerei, che con frequenza irregolare atterrano e decollano dal piccolo aeroporto dell'Isola...





venerdì 5 luglio 2013

La barca ideale, per viaggiare.



Quale dovrebbe essere la barca ideale per grandi navigazioni, è una delle domande più frequenti tra gli appassionati di vela e gli aspiranti giramondo, domanda che quasi sempre genera nei “Forum di vela”, sui “Social Network” o nelle chiacchiere in pozzetto, discussioni senza fine, spesso accese e in cui normalmente ciascuno resta della sua opinione.

Vi sarà sempre chi difenderà a spada tratta le barche dalle forme classiche prediligendo anche alcuni modelli di noti cantieri rispetto ad altri, a questi si contrapporranno i partigiani delle barche leggere e veloci, di forme moderne.  I primi porteranno a sostegno ragioni di robustezza, stabilità di rotta, confort in condizioni difficili, facilità di conduzione da parte di un equipaggio ridotto (spesso non giovane e anche poco esperto...), ecc... I secondi parleranno della sicurezza attiva data dalla velocità, della grande efficienza dei nuovi materiali, della leggerezza che si traduce in sforzi minori che deve sostenere l’attrezzatura, ecc.
Vi saranno poi i sostenitori degli scafi in acciaio, gli amanti dell’alluminio, quelli che continuano a preferire la vetro-resina, ed anche alcuni che sosterranno la superiorità del legno.
Un panorama molto variegato, ed è giusto che sia così, perché la “barca ideale” in assoluto non può esistere e questo non solo perché ogni barca dovrebbe essere adatta al programma di navigazione, affermazione lapalissiana credo infatti, che tutti concorderanno che per fare il passaggio a Nord Ovest una robusta barca di metallo, con grandi spazi chiusi, sia preferibile a un veloce racer..., ma io penso principalmente per un altro validissimo motivo che alla fine risponde perfettamente alla domanda di quale sia la barca ideale. 

il Jonathan

Alla fine la barca ideale è sempre quella in cui il navigante si sente completamente a proprio agio e gli comunica la massima sensazione di sicurezza, e non ultimo quella che emotivamente e esteticamente gli piace di più; in sostanza la barca è qualche cosa di estremamente personale e quindi quella che può essere la barca perfetta per uno, non può facilmente esserlo per un altro, pur ipotizzando le medesime condizioni d’utilizzo.
Io personalmente faccio parte della prima categoria e prediligo le imbarcazioni dalle forme classiche, progettate da un architetto di nota capacità, ritengo infatti che da un cattivo progetto non possa nascere una buona barca, questa però può essere una deformazione professionale.
Nell’appendice del mio libro: “La Rotta a Zig-Zag”, riportai quelle che a mio avviso avrebbero dovuto essere le caratteristiche principali adatte ad una barca per viaggiare per il mondo per due persone.
Riporto qui il testo virgolettato e in corsivo, naturalmente questo non significa che quella descritta sia la barca ideale, è semplicemente il tipo di barca che preferisco, pertanto quella che s’avvicina alla perfezione per le mie esigenze e il mio modo di sentire.


piano degli interni del Jonathan


“Grande a sufficienza per consentire di contenere tutte le cose, essenziali, necessarie alla vita di due persone. (tenendo presente che l’elenco che si stila verrà di certo ampiamente e costantemente superato!).
Grande  quanto basta per compiere lunghe navigazioni con sufficiente autonomia, comodità e in sicurezza.
Deve però, anche essere, abbastanza piccola da contenere i costi di gestione ed essere facile da condurre in sole due persone.
Veloce, senza che questo porti ad eccessiva sofisticazione o leggerezza.
Robusta e di facile manutenzione
In pratica:
Lunghezza tra 11,50 e 13 metri
Dislocamento medio, compreso tra le 7 e 11 tonnellate
Buona superficie velia
Armata a Cutter o Ketch
Scafo in vetro-resina o in acciaio
Deriva corta e ben ancorata, meglio se strutturale allo scafo con zavorra interna.
Timone solido e lontano dalla deriva, meglio con skeg
Elica a tre pale
Motore di potenza non elevata, ma giusta per il dislocamento,  con serbatoio di carburante sufficiente per almeno 300 miglia.
Randa con stecche corte e con presa tradizionale dei terzaroli
Manovre o tutte rinviate in pozzetto  o tutte a piede d’albero che deve avere un balcone di protezione.
Fiocco avvolgibile, ma con strallo volante o trinchetta fissa.
Albero semplice con non più di due ordini di crocette, e senza volanti strutturali.
Due cabine doppie, quadrato ampio, cucina e tavolo da carteggio razionali, 1 o 2 wc (1 con doccia), un locale attrezzi, molti stipi, armadi, gavoni.
Pozzetto piccolo, riparato e con panche che consentano di stare distesi.
Capottina pieghevole o dog-hause fissa.
Specchio di poppa che permetta la facile installazione di un timone a vento.
Almeno 500 litri d’acqua dolce.”