giovedì 24 ottobre 2013

"Pensa con la tua testa"

Un consiglio di lettura



Grazie a Face Book, ho recentemente ritrovato un vecchio, anzi giovane amico, dei gloriosi tempi andati di Rodi e anche delle mie prime puntate caraibiche: Mario Caramel.
Quando lo conobbi Mario era un giovane skipper, che già portava grandi barche attraverso l'oceano e in charter con numerosi ospiti sia lungo le coste della Turchia che nel mare caraibico; un impegno di tutto rilievo e una bella responsabilità alla sua giovane età.
Non voglio parlarvi qui della nostra amicizia, Mario mi è di quindici anni più giovane e in quell'epoca era una differenza che un poco si faceva sentire, o di comuni trascorsi, ma di un libro che ha di recente scritto e pubblicato, nel 2009
Si perché Mario, che ora non naviga più; oltre che un eccellente marinaio, un virtuoso musicista, suona il sax tenore e si è diplomato al conservatorio di Atene, è anche un bravo scrittore.

"Pensa con la tua testa"


Titolo apparentemente scontato, sembrerebbe, infatti, ovvio che ciascuno dovrebbe pensare con la propria testa, in realtà alcuni, non tutti,  sanno che non sempre è così;
nel libro di Mario si vedrà quanto quest'affermazione non sia scontata e con che complesso e a volte faticoso percorso si possa averne la piena consapevolezza.
La vicenda narrativa di questo racconto ricco di metafore e spunti di riflessione, si svolge per la maggior parte sul mare e in particolare in navigazioni sia mediterranee che oceaniche.
Lo stile fresco e scevro da inutili fronzoli letterari, fa vivere il lettore nei luoghi e nelle situazioni del racconto in cui le considerazioni e i pensieri di Marco, il protagonista, finiscono per essere degli utili insegnamenti, mai  tecnici, ma fondati su una corretta filosofia dell'andar per mare, in modo che la lettura del libro di Mario Caramel invoglia di più a vivere un avventura sul mare ed è più ricca di consigli, dei tanti libri che sempre più spesso appaiono con la pretesa d'essere un viatico ai sogni di molti.
Invece si rivelano spesso un perfetto strumento per infrangerli portando chi dovesse seguire consigli frettolosi e superficiali a cocenti delusioni.
La parabola di Marco è una storia di formazione con evidenti riferimenti autobiografici, che nel raffronto, all'inizio e alla conclusione con Luca,  un personaggio più attuale e diametralmente opposto a Marco, segna il senso di un complesso percorso di crescita, e in parte anche di difficoltà a riadattarsi alla vita terrestre del protagonista.
Mentre Luca, il suo contrapposto, trova  nell'incontro con un ipotetico Marco ormai anziano,  la giusta dimensione che stava rischiando di perdere irrimediabilmente, e alla fine arriva anche lui a pensare con la sua testa, e aggiungerei io, anche con la parte migliore del suo cuore.
Consiglio la lettura di "Pensa con la tua testa" sia a chi sogna d'intraprendere lontane vie del mare, sia a chi già ben le conosce; alcuni sottili messaggi di Mario giungeranno puntualmente a proposito anche ai navigatori più esperti.
Un notevole pregio del libo di Mario Caramel è anche quello d'essere un racconto di mare, scritto da un vero marinaio, ma comprensibile e godibile anche da chi con la navigazione non abbia nessuna dimestichezza.

Note biografiche.

 
Mario (Ciccio) Caramel (Essere Umano) è nato a Padova nel 1960.
Ha fondato con i fratelli Claudio e Roberto il Gruppo Arkanoe, attivo dal lontano 1979.
Nella sua fase di Skipper professionista ha comandato diversi Yacht tra cui il bellissimo 54 piedi in acciaio Vintas progettato da Carlo Sciarrrelli, alternando le stagioni estive nel Mediterraneo Orientale e quelle invernali ai Caraibi, ha attraversato l'Atlantico 14 volte.
Dal 2004 al 2009 ha studiato composizione e arrangiamento al conservatorio Nakas di Atene, suona il sax tenore  nel F.Y.P. Quintet e nel duo MCfp composto da lui e dalla moglie Felicia.
 

il libro:
Pensa con la tua testa
Mario Caramel
Editore &MyBook
2009
126 pagine
Questo è il link per acquistare il libro e averlo a casa direttamente autografato dall’autore.
http://www.pensaconlatuatesta.com/il-romanzo/

venerdì 18 ottobre 2013

Vito Dumas, un Eroe moderno


Nel mio personale caso d’avvicinamento alla vela, subito nella prospettiva del sogno di viaggio e avventura, sono state fondamentali e formative tre figure chiave; due tra i principali personaggi degli albori della navigazione da diporto e una terza perfettamente sconosciuta ai più.
Primo su tutti, e non solo temporalmente, Josuha Slocum; fu infatti la casuale lettura di “Solo attorno al mondo” - editore Mursia -, che fece scattare in me la scintilla quando ancora non avevo mai messo piede sul ponte di una barca a vela.
Segui Vito Dumas, che forse anche per le comuni origini argentine, per l’asprezza e lo stoicismo del suo carattere, e la grandezza delle sue imprese in un epoca così buia come il periodo della seconda guerra mondiale, riempirono di sogni la mia mente.
La terza figura, che a ben vedere pose il seme molto prima della lettura di Slocum, fu mio zio Raul, che nell’immediato dopoguerra comparve nella nostra casa di campagna con come unico bagaglio un sacco da marinaio, a dire di mia madre puzzolente, giungeva direttamente da Buenos Aires a bordo del bellissimo Yawl Caroly, oggi nave scuola della nostra Marina Militare!
Potrà sembrare strano che non abbia citato il grande Bernard Moitessier, di cui ho sempre apprezzato la filosofia di vita, ma viene dopo questi primi tre.

In questo momento prendo spunto dalla raccolta di firme lanciata dall’amico e grande navigante contemporaneo argentino Geromino Saint Martin, tesa a ammettere Vito Dumas alla galleria degli Eroi popolari argentini della Casa Rosada, per tratteggiarne qui rapidamente l’emblematica figura.

Vito Dumas, non appartiene solo all’Argentina, terra in cui nacque nel 1900 da una famiglia di emigranti d’origine francese, ma per intero è a buon diritto uno dei pionieri e dei pilastri del dello yachting contemporaneo.
Forse l’uso del termine anglosassone yachting, evocante compassati signori il blazer blu e cappello da capitano bianco, al timone d’ eleganti yacht dalle prue slanciate e dalle fini poppe a becco d’oca e poco s’attaglia alla figura più rustica di Vito Dumas; che nel suo abbigliamento, a volte bisogna ammetterlo un poco frustro, s’avvicina di più all’immagine di Spencer Tracy nel famoso film “Capitani Coraggiosi”.
Tuttavia l’esordio della straordinaria carriera di navigatore solitario di Vito Dumas, ha avuto proprio inizio con un elegante, e un poco mal messo, yacht classico da regata dell’epoca.
Il nostro si trovava in Europa dove s’era recato per partecipare all’attraversata della Manica a nuoto, Vito Dumas era infatti anche un forte nuotatore; per lui la tradizionale traversata del Rio de la Plata da Buenos Aires a Colonia del Sacramento in Uruguay, una trentina di miglia, era, infatti, una passeggiata.
Trovandosi nella necessità di rientrare in patria considerò che in tasca aveva una somma che gli avrebbe permesso l’acquisto di un passaggio su di un vapore fino a Buenos Aires, o quello di un vecchio 8 metri stazza internazionale: il Legh, e Vito non ebbe grandi esitazioni a scegliere la seconda soluzione!


Il "LEGH" 8 metri stazza internazionale

Il più ottimista del gruppo di marinai e pescatori che lo videro salpare da Arachon, un porto della Guascogna, preconizzò che avrebbe forse raggiunto il non lontano Capo Finisterre, ma non sarebbe certo andato oltre, invece Vito Dumas, dotato di una cambusa costituita da un sacco di patate, qualche barra di cioccolato e alcune candele, in 34 giorni giunse a Buenos Aires, inaugurando lo stile di navigazione, semplice essenziale e coraggioso che sempre poi lo contraddistinguerà.
Il suo primo viaggio atlantico Vito l’ha raccontato in:
“Verso la Croce del Sud” edito in Italia da Mursia.
Con una situazione economica solo di poco più solida, Vito Dumas per la sua più celebre avventura, ossia la circumnavigazione del globo alla latitudine dei quaranta ruggenti, scelse un tipo di barca completamente diverso, tipologia a cui rimarrà poi fedele fino alla fine.
Nacque così, per la penna dell’architetto argentino Campos, il famosissimo Legh II;
un solido e compatto doppia prua lungo 9,55 mt, chiglia lunga e armato a ketch con alberi corti e solidi e un asta di bompresso, la velatura complessiva non superava i 43 mq, dimensione che farebbe sorridere qualsiasi diportista moderno.
Ma con questa barca dalle sicure doti marine Vito Dumas compii, in solitaria e in pieno regime di guerra, tra il 1942 e il 1943, quella che allora era reputata una rotta impossibile per un piccolo yacht: la circumnavigazione del globo alle alte latitudini, quelle dei “Quaranta Ruggenti”.


Il "LEGH II" la barca dei Quaranta Ruggenti

Durante questa navigazione costellata da mille peripezie, notevoli difficoltà e grande fatica, Vito Dumas contrariamente a tutte le abitudini e credenze dell’epoca, non si mise mai alla cappa e rifuggi come la peste l’uso, allora molto comune, dell’ancora galleggiante (aveva in precedenza già sperimentato questa tecnica con un  rovinoso rovesciamento), ma corse sempre davanti ai marosi mantenendo tutta la velatura a riva, cavalcando onde che in un occasione stimò alte 16 metri!
Non fu dunque un precursore solo nello spirito della navigazione d’altura, ma ne rivoluzionò totalmente le tecniche in un modo tale che venne riconosciuto e adottato solo molti anni dopo di lui!
“I Quaranta ruggenti” edito da Mursia è il suo libro di certo più letto.
Accolto in patria come un trionfatore e un eroe, ebbe un momento di grande popolarità anche grazie alla sua adesione delle prime ore al movimento peronista; ciò nonostante solo due anni più tardi il richiamo del mare si ripresentò irresistibile e con una barca, simile al Legh II, ma molto più piccola: il Sirio.


"SIRIO II"

Con il piccolo Sirio compii una lunga peregrinazione, quasi un vagabondaggio senza meta, che lo portò a New York, gli fece attraversare un altra volta l’atlantico; anche in questo fu un viaggio molto moderno, estremamente simile a quelli fatti ora da tanti navigatori che partono senza mete e programmi precisi, ma si fanno portare dalle ali del vento e dagli incontri e opportunità incontrate durante il viaggio.
Fu però anche un viaggio molto sfortunato, s’insabbiò sull’infida costa Gaucha in Uruguay, cadde gravemente malato e in difficoltà economiche a New York ed ebbe altre spiacevoli avventure, che però mai scalfirono il suo spirito combattivo e il suo amore per il mare.
La navigazione del Sirio è racchiusa nel libro “La crociera inaspettata, il viaggio del Sirio” editore Mursia.
Le sue sorti in patria seguirono quelle del peronismo, alla caduta del quale venne quasi preso a capro espiatorio, infine cadde nell’oblio e mori nella sua amata Mar del Plata il 28 di Marzo del 1965 per un ictus.
Io ho avuto la fortuna di visitare il Legh II nel museo navale del Tigre vicino a Bunos Aires, perfettamente restaurato e conservato a terra in un capannone come una reliquia, fu però molto più emozionante poter toccare con mano l’ultima sua barca ancora navigante e ormeggiata nella sede distaccata del prestigioso Yacht Club Argentino di Mar del Plata: il Sirio II!

A Mar del Plata con l'ultima barca di Vito Dumas!

Una firma per Vito Dumas è una firma per rendere immortale una figura chiave, un importantissima parte della storia della moderna navigazione da diporto, che probabilmente molte nuove leve di questa grande passione, neppure conoscono, perdendo in questo modo il senso della prospettiva storica e i preziosi insegnamenti che da questa derivano

 Per firmare seguire questo link:

https://www.change.org/es-AR/peticiones/incluir-a-vito-dumas-a-la-galeria-de-heroes-populares-de-la-casa-rosada

sabato 12 ottobre 2013

Dieci anni di viaggio: Grazie Jonathan!

Tutta la rotta
Sono passati ormai dieci interi anni da quando il Jonathan ha iniziato a portarci in giro per mari e oceani, e quasi non mi ero accorto che fosse passato così tanto tempo, dieci anni sono una data tonda tonda abbastanza importante e occorre evidenziarla e celebrarla in qualche modo.
Di sicuro quando ritorneremo a Cartagena de Indias, dove il Jonathan ci sta aspettando pazientemente, lo festeggeremo come si conviene, perché è una festa che non si può proprio fare senza uno dei principali protagonisti; è, infatti, solo grazie alle sue doti di marinità, alla sua robustezza, al calore e al confort che ha saputo offrirci nei momenti in cui ne avevamo più bisogno, e perché no alla sua indulgenza quando abbiamo commesso qualche errore, che abbiamo potuto girovagare sereni e incolumi per tutti questi anni! 


Ultima sosta Cartagena de Indias - Columbia 2013

Già avevo dedicato al nostro Jonathan "Il libro di un Blog" (ricordo che è disponibile gratuitamente in formato e book a questo indirizzo), però il blog ha avuto inizio solo nel 2008 a Buenos Aires, che rappresenta solo la metà del viaggio; ho ora provato a condensare in un video  di  venti minuti tutti i dieci anni di viaggio, insomma un video inversamente proporzionale alla durata del viaggio stesso:




Qualcuno potrebbe obiettare che in ben dieci anni abbiamo percorso poca strada, altri equipaggi nel medesimo lasso di tempo potrebbero aver fatto almeno cinque volte l’intero giro del globo terraqueo, noi e il Jonathan abbiamo, evidentemente, un altro passo, un passo da tartaruga!
Non amo in particolare modo le statistiche, ma in una valutazione di dieci anni di viaggio qualche dato deve pure essere messo!


Rio Grande do Sul - Brasile 2007

Non saprei dire con esattezza quante miglia sono state percorse (sui giornali di bordo le ho segnate progressivamente, ma tranne l’ultimo stanno tutti a bordo...) dovrebbero essere grosso modo una ventina di migliaia di miglia, meno di duemila miglia all’anno (siamo sempre rientrati in Italia per alcuni mesi, da un minimo di uno a un massimo di quattro), altro che tartaruga, una vera lumaca! E in ogni caso ancora di meno della circonferenza del globo all’altezza dell’equatore che è di 24000 miglia.
I limiti dei punti cardinali raggiunti con il Jonathan sono stati questi:
A Nord  39° 49’ Nord corrispondente a Port Mahon nelle Baleari.
A Sud 33° 10’, corrispondente a Buenos Aires in Argentina, naturalmente passando per l’equatore!
Il punto più orientale 22°20’ Est, l’isola di Kithyra in Grecia.
Il più occidentale 89° 12’ Ovest, il lago Izabaal in Guatemala
Ventidue diversi stati, non sono stato capace di contare le isole in cui siamo sbarcati e neppure i fiumi che abbiamo risalito.
Due anni il tempo più lungo trascorso in una medesima zona, ossia il Rio de La Plata, dividendoci tra Argentina e Uruguay e navigando di meno di quanto un normale diportista possa fare in un paio di mesi di uscite di fine settimana.
I dati sono sempre aridi e apparentemente vuoti, ma in un certo senso rispecchiano lo spirito in cui viaggiamo per il mondo con il Jonathan, ecco questa frase “giriamo per il mondo” direi che descrive bene il nostro modo di viaggiare; un viaggio senza una meta precisa prefissata che deve essere di certo raggiunta, come potrebbe essere la conclusione di un giro del mondo, che appunto scriverebbe la parola “fine” al viaggio; una rotta a Zig - Zag iniziata nel 2003 e non ancora conclusa nel 2013.


Ilha Grande - Brasile 2009

Poche miglia e un ritmo da tartaruga, non significa però navigazioni corte e lente, se mai il contrario; ci piace fare navigazioni lunghe, quelle in cui si entra bene nel ritmo veglia-sonno, ossia superiori ai tre giorni, perché a mio parere è da quel punto che s’iniziano veramente ad apprezzare i grandi spazi e i tempi senza tempo della navigazione d’altura.
Alle lunghe navigazioni corrispondono però periodi proporzionalmente ancora più lunghi di sosta a terra (in rada o in porto secondo il luogo e le circostanze); solo con lunghe soste si può entrare nello spirito dei posti, creare legami, capire qualche cosa del paese che si sta visitando.
Sempre nell’ambito delle statistiche ho provato a fare un conto approssimativo di quanto tempo abbiamo passato in viaggio, quanto in Italia e quanto navigando in questi ultimi dieci anni.
Non sono di certo dati che riservino particolari sorprese, anzi sottolineano ancora di più il nostro stile di viaggio, che poi non è differente a quello di molti altri, non siamo di certo gli unico Slow Sailors in giro per il mondo!
In dieci anni abbiamo passato poco più di sette anni e mezzo in barca e il resto del periodo in Italia; del tempo passato in barca quello in navigazione è una porzione esigua; considerando d’aver navigato sempre a una media di sei nodi è come se lo avessimo fatto per circa sei mesi!


Piriapolis - Uruguay 2008

Bisogna però considerare che nel conto totale delle miglia percorse sono state contate solo quelle riguardanti gli spostamenti significativi, i piccoli movimenti, le dieci, le venti-trenta  miglia fatte in piccolo cabotaggio in una zona in cui ci si è fermati a lungo per esplorarla, magari risalendo un fiume, non sono state conteggiate e il periodo passato navigando s’allunga, ma non sarei per nulla in grado di quantificarlo.
Non bisogna poi dimenticare il tempo dedicato al Jonathan con le annuali soste in cantiere, mai durate meno di un mese, e alcune volte molto di più, come il lungo cantiere a Trinidad dopo le quasi cinquemila miglia di risalita di tutta la costa del Sudamericana, alla fine risulta che abbiamo passato quasi un anno intero dedicandoci alle cure del Jonathan!


Cayo Largo - Cuba 2011

È proprio guardando questi dati che prende più corpo la mia frequente asserzione, come già l’ho fatto in un altro post di questo stesso blog, di non essere un navigatore, ma un viaggiatore che utilizza la barca come mezzo di trasporto per i grandi spostamenti e residenza nei periodi trascorsi fermi, in cui si fanno altri viaggi, ma via terra.
Un bilancio concreto del lungo periodo di viaggio è di certo rappresentato dai due libri scritti e pubblicati, dal terzo che sto finendo e anche dai post inseriti via via nel blog.
Senza un viaggio lento che mi ha permesso di fare incontri significativi e di decantare e filtrare le esperienze e le conoscenze acquisite sono certo che non ci sarei riuscito.