venerdì 18 ottobre 2013

Vito Dumas, un Eroe moderno


Nel mio personale caso d’avvicinamento alla vela, subito nella prospettiva del sogno di viaggio e avventura, sono state fondamentali e formative tre figure chiave; due tra i principali personaggi degli albori della navigazione da diporto e una terza perfettamente sconosciuta ai più.
Primo su tutti, e non solo temporalmente, Josuha Slocum; fu infatti la casuale lettura di “Solo attorno al mondo” - editore Mursia -, che fece scattare in me la scintilla quando ancora non avevo mai messo piede sul ponte di una barca a vela.
Segui Vito Dumas, che forse anche per le comuni origini argentine, per l’asprezza e lo stoicismo del suo carattere, e la grandezza delle sue imprese in un epoca così buia come il periodo della seconda guerra mondiale, riempirono di sogni la mia mente.
La terza figura, che a ben vedere pose il seme molto prima della lettura di Slocum, fu mio zio Raul, che nell’immediato dopoguerra comparve nella nostra casa di campagna con come unico bagaglio un sacco da marinaio, a dire di mia madre puzzolente, giungeva direttamente da Buenos Aires a bordo del bellissimo Yawl Caroly, oggi nave scuola della nostra Marina Militare!
Potrà sembrare strano che non abbia citato il grande Bernard Moitessier, di cui ho sempre apprezzato la filosofia di vita, ma viene dopo questi primi tre.

In questo momento prendo spunto dalla raccolta di firme lanciata dall’amico e grande navigante contemporaneo argentino Geromino Saint Martin, tesa a ammettere Vito Dumas alla galleria degli Eroi popolari argentini della Casa Rosada, per tratteggiarne qui rapidamente l’emblematica figura.

Vito Dumas, non appartiene solo all’Argentina, terra in cui nacque nel 1900 da una famiglia di emigranti d’origine francese, ma per intero è a buon diritto uno dei pionieri e dei pilastri del dello yachting contemporaneo.
Forse l’uso del termine anglosassone yachting, evocante compassati signori il blazer blu e cappello da capitano bianco, al timone d’ eleganti yacht dalle prue slanciate e dalle fini poppe a becco d’oca e poco s’attaglia alla figura più rustica di Vito Dumas; che nel suo abbigliamento, a volte bisogna ammetterlo un poco frustro, s’avvicina di più all’immagine di Spencer Tracy nel famoso film “Capitani Coraggiosi”.
Tuttavia l’esordio della straordinaria carriera di navigatore solitario di Vito Dumas, ha avuto proprio inizio con un elegante, e un poco mal messo, yacht classico da regata dell’epoca.
Il nostro si trovava in Europa dove s’era recato per partecipare all’attraversata della Manica a nuoto, Vito Dumas era infatti anche un forte nuotatore; per lui la tradizionale traversata del Rio de la Plata da Buenos Aires a Colonia del Sacramento in Uruguay, una trentina di miglia, era, infatti, una passeggiata.
Trovandosi nella necessità di rientrare in patria considerò che in tasca aveva una somma che gli avrebbe permesso l’acquisto di un passaggio su di un vapore fino a Buenos Aires, o quello di un vecchio 8 metri stazza internazionale: il Legh, e Vito non ebbe grandi esitazioni a scegliere la seconda soluzione!


Il "LEGH" 8 metri stazza internazionale

Il più ottimista del gruppo di marinai e pescatori che lo videro salpare da Arachon, un porto della Guascogna, preconizzò che avrebbe forse raggiunto il non lontano Capo Finisterre, ma non sarebbe certo andato oltre, invece Vito Dumas, dotato di una cambusa costituita da un sacco di patate, qualche barra di cioccolato e alcune candele, in 34 giorni giunse a Buenos Aires, inaugurando lo stile di navigazione, semplice essenziale e coraggioso che sempre poi lo contraddistinguerà.
Il suo primo viaggio atlantico Vito l’ha raccontato in:
“Verso la Croce del Sud” edito in Italia da Mursia.
Con una situazione economica solo di poco più solida, Vito Dumas per la sua più celebre avventura, ossia la circumnavigazione del globo alla latitudine dei quaranta ruggenti, scelse un tipo di barca completamente diverso, tipologia a cui rimarrà poi fedele fino alla fine.
Nacque così, per la penna dell’architetto argentino Campos, il famosissimo Legh II;
un solido e compatto doppia prua lungo 9,55 mt, chiglia lunga e armato a ketch con alberi corti e solidi e un asta di bompresso, la velatura complessiva non superava i 43 mq, dimensione che farebbe sorridere qualsiasi diportista moderno.
Ma con questa barca dalle sicure doti marine Vito Dumas compii, in solitaria e in pieno regime di guerra, tra il 1942 e il 1943, quella che allora era reputata una rotta impossibile per un piccolo yacht: la circumnavigazione del globo alle alte latitudini, quelle dei “Quaranta Ruggenti”.


Il "LEGH II" la barca dei Quaranta Ruggenti

Durante questa navigazione costellata da mille peripezie, notevoli difficoltà e grande fatica, Vito Dumas contrariamente a tutte le abitudini e credenze dell’epoca, non si mise mai alla cappa e rifuggi come la peste l’uso, allora molto comune, dell’ancora galleggiante (aveva in precedenza già sperimentato questa tecnica con un  rovinoso rovesciamento), ma corse sempre davanti ai marosi mantenendo tutta la velatura a riva, cavalcando onde che in un occasione stimò alte 16 metri!
Non fu dunque un precursore solo nello spirito della navigazione d’altura, ma ne rivoluzionò totalmente le tecniche in un modo tale che venne riconosciuto e adottato solo molti anni dopo di lui!
“I Quaranta ruggenti” edito da Mursia è il suo libro di certo più letto.
Accolto in patria come un trionfatore e un eroe, ebbe un momento di grande popolarità anche grazie alla sua adesione delle prime ore al movimento peronista; ciò nonostante solo due anni più tardi il richiamo del mare si ripresentò irresistibile e con una barca, simile al Legh II, ma molto più piccola: il Sirio.


"SIRIO II"

Con il piccolo Sirio compii una lunga peregrinazione, quasi un vagabondaggio senza meta, che lo portò a New York, gli fece attraversare un altra volta l’atlantico; anche in questo fu un viaggio molto moderno, estremamente simile a quelli fatti ora da tanti navigatori che partono senza mete e programmi precisi, ma si fanno portare dalle ali del vento e dagli incontri e opportunità incontrate durante il viaggio.
Fu però anche un viaggio molto sfortunato, s’insabbiò sull’infida costa Gaucha in Uruguay, cadde gravemente malato e in difficoltà economiche a New York ed ebbe altre spiacevoli avventure, che però mai scalfirono il suo spirito combattivo e il suo amore per il mare.
La navigazione del Sirio è racchiusa nel libro “La crociera inaspettata, il viaggio del Sirio” editore Mursia.
Le sue sorti in patria seguirono quelle del peronismo, alla caduta del quale venne quasi preso a capro espiatorio, infine cadde nell’oblio e mori nella sua amata Mar del Plata il 28 di Marzo del 1965 per un ictus.
Io ho avuto la fortuna di visitare il Legh II nel museo navale del Tigre vicino a Bunos Aires, perfettamente restaurato e conservato a terra in un capannone come una reliquia, fu però molto più emozionante poter toccare con mano l’ultima sua barca ancora navigante e ormeggiata nella sede distaccata del prestigioso Yacht Club Argentino di Mar del Plata: il Sirio II!

A Mar del Plata con l'ultima barca di Vito Dumas!

Una firma per Vito Dumas è una firma per rendere immortale una figura chiave, un importantissima parte della storia della moderna navigazione da diporto, che probabilmente molte nuove leve di questa grande passione, neppure conoscono, perdendo in questo modo il senso della prospettiva storica e i preziosi insegnamenti che da questa derivano

 Per firmare seguire questo link:

https://www.change.org/es-AR/peticiones/incluir-a-vito-dumas-a-la-galeria-de-heroes-populares-de-la-casa-rosada

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